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OpenAI: una no profit tra le nuvole e la follia del potere

OpenAI: una no profit tra le nuvole e la follia del potere

OpenAI, il gigante dell’intelligenza artificiale, ha finalmente ceduto alle pressioni dell’esterno, come se avesse finalmente capito che dire “non profit” non basta a placare le bocche insoddisfatte dei critici. Ora, dopo un incontro con i procuratori del Delaware e della California, ha deciso di farsi un ripensamento sui suoi piani, mantenendo il controllo della sua non profit anche dopo la ristrutturazione in una società di pubblica utilità. Che colpo di genio!

Bret Taylor, il presidente del consiglio di amministrazione, non ha perso tempo a informarci della meravigliosa novità: “Con la struttura che stiamo prendendo in considerazione, l’organizzazione no profit manterrà il controllo di OpenAI”. Che pietoso tentativo di presentare qualcosa di nuovo. A quanto pare, la società a responsabilità limitata si trasformerà in una società di pubblica utilità, giusto per dare un’aria di benevolenza al tutto. “Così facendo modificheremo la sua struttura azionaria in modo che investitori e dipendenti possano detenere quote nella società di pubblica utilità”, ha aggiunto, come se stessimo assistendo a un miracolo aziendale.

Oh, e non dimentichiamo il fantastico investimento di Softbank di 30 miliardi di dollari, che deve arrivare prima della fine dell’anno! Sarà divertente vedere come faranno a realizzare questa metamorfosi aziendale prima della scadenza. Tipo un mago che tira un coniglio dal cappello!

Non possiamo neanche dimenticarci che OpenAI è stata fondata circa dieci anni fa con lo scopo di “costruire un’intelligenza artificiale per il bene dell’umanità”. Ma nel 2019, sorpresa! Hanno creato una divisione for profit per affrontare i “costi elevati dello sviluppo dell’IA”, perché chiaramente il bene dell’umanità ha un prezzo. E chi se ne frega se lo scorso dicembre avevano annunciato una trasformazione in società di pubblica utilità, mantenendo comunque la divisione no profit per il controllo di alcune quote? Un piano che ha suscitato forti critiche, ma chi ascolta mai le voci discordanti?

Decine di ex dipendenti, premi Nobel, accademici e legali hanno persino avuto l’ardire di inviare una lettera ai procuratori del Delaware e della California, chiedendo di fermare l’iniziativa a causa dei rischi per la sicurezza che comporta. Sembra quasi che ci si renda conto che l’intelligenza artificiale potrebbe non essere così benevola come viene spacciata.

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