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Partite IVA sotto scacco: il ravvedimento breve che nessuno aspettava e tutti temono nel 2025-2026

Se pensavate che il concordato preventivo fosse una passeggiata, preparatevi a una nuova puntata di menù ristretto e scadenze improbabili: il ravvedimento speciale per le partite IVA si rifà il look, ma questa volta il tempo non sarà dalla vostra parte.

Con la conversione in legge del DL n. 84/2025, la sanatoria per i titolari di partita IVA che scelgono il concordato preventivo per il biennio 2025-2026 è ufficiale e, ciliegina sulla torta, le regole approvate in Commissione Finanze della Camera sono definitive. Ma attenzione: il vero cambiamento è nel calendario.

Nonostante sembri un déjà vu, questa nuova edizione del patto con il Fisco introduce un piano di rateazione molto più stringente e una finestra temporale da far tremare i polsi: il primo versamento, che equivale anche all’adesione formale, dovrà avvenire tassativamente tra il 1° gennaio e il 15 marzo 2026. Il che suona un po’ come un aut aut dal sapore burocratico.

Così, il famigerato ravvedimento speciale offre agli imprenditori l’opportunità di sanare tutte le magagne fiscali accumulate tra il 2019 e il 2023, con una “gentilissima” imposta sostitutiva ridotta che, ovviamente, viene applicata su una base forfettaria di reddito aggiuntivo.

Per chi ama i dettagli da brivido, il punteggio ISA guadagnato ogni anno sarà il metro per misurare quanto abbassare la cresta: maggiore l’affidabilità fiscale, minore il salasso. Una roba da far venire il sorriso a chi ha sempre giocato pulito (o almeno così si spera).

Il sistema rimane lo stesso del debutto del concordato biennale, ma qui le tempistiche giocano a disfarsi dei ritardatari: aderire entro il 30 settembre è un must, ma non illudetevi di riuscire a pagare prima del nuovo anno. La vera partita si gioca nel 2026, con la finestra per versare il dovuto fissata tra il primo gennaio e il 15 marzo.

Dentro quella finestra, che sembra un’imboscata temporale, occorre sborsare la cifra a balzello, scegliendo tra pagare tutto in una botta sola oppure dilazionare in comode rate – se così vogliamo chiamarle – con un massimo di dieci bollettini da saldare entro l’anno.

Per sicurezza, ecco i numeri magici: si applica una flat tax dal 10 al 15% sul valore imponibile calcolato forfettariamente secondo il punteggio ISA. I pagamenti partono a metà marzo 2026, con il saldo delle rate successive previsto entro nove mesi, chiudendo la partita entro la fine dello stesso anno.

Una rapida corsa contro il tempo rispetto alla prima edizione del ravvedimento, che aveva concesso agli “estimatori del Fisco” il lusso di pagare tutto o rateizzare in un arco di dodici mesi in più: chi ha scelto il concordato 2024-2025 poteva dilazionare fino a 24 rate mensili, con l’ultimo boccone fiscale previsto per marzo 2027. Insomma, una passeggiata rispetto a questo nuovo tour de force.

Per chi pensava che il concordato preventivo fosse un’oasi di pace fiscale, ecco la dura realtà: la sanatoria si è ristretta come un maglione d’inverno, lasciando poco spazio agli indecisi e imponendo scadenze serrate per chi pretende di mettersi in regola senza il lusso della dilazione infinita.

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