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Patto o banale promessa per le nuove generazioni?

Nella plenaria pomeridiana della Conferenza internazionale Renaissance in Economics che si svolge a Firenze, si è tenuta una sessione dedicata a come le giovani generazioni possano contribuire ad accelerare il cambio di paradigma economico. Ma certo, come se i giovani non avessero già abbastanza da fare tra TikTok e Instagram! Insomma, più di 10.000 giovani sono stati coinvolti e mobilitati negli anni, grazie a iniziative come quella del Festival Nazionale dell’Economia Civile. E perché no? L’obiettivo ora è quello di lavorare a un grande coordinamento nazionale per capire come applicare gli obiettivi dell’economia sociale e civile nei territori, partendo dalle università. Le stesse università che pongono il Manifesto della Nuova Economia al centro delle loro strategie di terza missione. Una vera missione impossibile, non credete?
Ad aprire i lavori, un videomessaggio del famosissimo Raghuram Rajan, professorino di finanza alla University of Chicago’s Booth School of Business e ex governatore della Reserve Bank of India. Ha dichiarato: “Siamo umani, non homo economicus. Ma ci sono periodi in cui somigliamo molto di più al secondo, con una mentalità ristretta e avida.” Oh, come è profondo! Nascondiamo la testa sotto la sabbia e aspettiamo che i problemi sociali scompaiano. E che dire, a volte saliamo addirittura sulle barricate! “A volte, invece, combattiamo le buone battaglie per il bene della società.” Chissà come! Ma chi è che fa il distinguo tra essere uomini e homo economicus? “L’intera area dell’economia comportamentale è un aspetto assolutamente fondamentale.” Sì, chi non lo sa? Dobbiamo lavorare di più su questo, perché ci sono tutti gli incentivi per controvertire l’homo economicus. Fantastico!
Il professorino di economia della Lums, Giovanni Ferri, è intervenuto per argomentare il secondo punto riguardante la corporazione: “Non esiste la famosa mano invisibile,” ha spiegato, “se non la aiutiamo reintroducendo le esternalità.” Santa pazienza! Non è un gioco facile, ma l’Europa ha tentato di definire questa realtà. “Il nostro futuro non è predeterminato, ma in gran parte dipende da noi.” Ecco, il peso del mondo sulle spalle di alcuni! Sommiamo tutto ciò e scopriamo che siamo di fronte a equilibri multipli che danno soluzioni diverse a problemi sociali che affrontiamo quotidianamente. “A seconda di quale equilibrio scegliamo, si potranno compiere cambiamenti migliori o peggiori.” Che frase geniale, peccato che più la ripeti, meno senso ha.
Infine, il professor Francesco Salustri, docente di economia presso l’Università di Roma Tre, ha messo in luce: “Oggi noi accademici dobbiamo essere pensatori, creativi, mentori, insegnanti stimolanti e gestori di risorse.” Ma siamo davvero formati per farlo? E, oh, il grande dilemma: “È giusto che ad insegnare siano solo i migliori ricercatori?” Oggi, chissà perché, potrebbe non essere più così, visto l’alto costo opportunità degli studenti a frequentare lezioni in presenza. “Probabilmente il valore aggiunto dell’insegnamento sta in competenze che non sono nell’alta ricerca.” Ottimo! Quindi, non è necessario che ad insegnare siano solo i luminari della ricerca. Magari un pugno di sana esperienza pratica varrebbe di più, ma chi lo direbbe mai?