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Per l’86% un rifugio di benevolenza e assistenza

Per l’86% degli italiani, il nido è percepito come un luogo di protezione e cura, non solo fisica ma anche emotiva. Ma da dove proviene questa convinzione? L’83% lo identifica con la trasmissione di valori come sicurezza e tenerezza, mentre il 59% crede che abbia avuto un impatto significativo sulla propria identità. E giù a fare conti, perché oltre 8 italiani su 10 affermano che le abitudini apprese nel nido influenzano quotidianamente le loro scelte di vita. Un quadro perfetto, non c’è che dire.
Come sempre, una ricerca esauriente di Nestlé su 1.200 italiani, insieme a una preziosa analisi antropologica di Marta Villa, ci illuminano con dettagli che invitano a riflettere sull’étoile del nido. “Nel nido si cresce come individui e come comunità”, esordisce la nostra antropologa, come a dire che è tutto così semplice. Ma davvero è così? Non è forse il nido il preciso luogo in cui si oscilla tra dipendenza e autonomia, un comodo rifugio da cui è più facile non allontanarsi?
Il logo di Nestlé, che dall’1866 ci imbocca con l’immagine di un nido e un uccello che nutre i propri piccoli, diventa una sorta di manifesto del “cosa vuol dire amare”. Si viene anche a sapere che il 53% degli italiani associa il cibo al nido, riscoprendo certamente il legame tra il piatto e le radici. Condotto con grande attenzione, questo messaggio ridondante ci dice che “mangiamo come ci hanno insegnato le generazioni precedenti” — pensiero profondissimo. E degli 6 italiani su 10 che considerano il sapore dell’infanzia una lezione di vita, che dire? Le tavole imbandite trasmettono valori più profondi? Ma forse sarebbe più profondo un piatto colmo di frustrazione per non poter rompere il ciclo della tradizione.
Osserviamo poignantly che più di un italiano su due ha cercato rifugio nel nido nei momenti difficili, come se il nido fosse un sacco a pelo dal profumo di biscotti, confermando così la sua forza come spazio di rinascita. Appena 52% continua a percepirlo come rifugio emotivo. Accoglienza? C’è chi invece ci vive ancora, come destino obbligato o scelta di stabilità? Il 21% degli adulti “scelgono” di restare. Quanta libertà in una “scelta” esistenziale, considerando che solo il 20% lo percepisce come un limite.
“Chi esce dal nido impara a volare”. Ecco un cliché ponderato, come “Ogni uccello ama il suo nido”. Ma fa davvero volare? Il nido è presente in ogni angolo della cultura: dalla letteratura ai film, dalle pubblicità alle narrazioni affettive. Non è solo casa; è simbolo di tutto ciò che dovrebbe significare speranza e legami. “Contiene la promessa del futuro”, dice Villa. E già, perché in un mondo di incertezze e contraddizioni, la promessa resta l’unico alimento.
Adesso, immaginiamo soluzioni. Dovremmo, ad esempio, considerare l’unico reale nutrimento che viene dal mettere in discussione il nostro legame con il passato. Ma in un paese che si crogiola nel nostalgismo e nella superficialità, è tutto un “mangiare e ripiegarsi”, invece di “crescere e volare”. Chissà, magari un giorno ci sarà un nido che ci insegnerà ad uscire dalla confort zone. Ma per ora, continuiamo a rifugiarci nella calda accoglienza di una tradizione che a volte potrebbe sembrare più come un’ancora.