Notizie
Perché il Piano Mattei dovrebbe magicamente diventare la salvezza strategica dell’Europa (e noi dovremmo solo applaudire)

Con un tempismo che farebbe invidia a un prestigiatore, Marco Minniti, ex ministro e sottosegretario nonché presidente della Fondazione Med-Or, ha proclamato la grande svolta strategica italiana: il glorioso “Piano Mattei” apre finalmente un dialogo con quel continente secondario chiamato Africa, destinato a diventare il palcoscenico centrale nei prossimi vent’anni. E, ovviamente, non si tratta solo di nazionalismi da strapazzo, ma di una politica da estendere a tutta l’Europa – perché, si sa, l’Italia baratta i suoi gioielli ma non rinuncia alla corona.
La recente collaborazione tra Assolavoro e Med-Or rappresenta un altro pezzo di questa partita: un investimento nell’azione concreta, dalla ricerca allo sviluppo locale, passando per quella forma di “soft power” che oggi sembra tanto un passepartout in un mondo dominato da guerre che spingono più sull’hard power. Minniti non perde occasione per spiegare come avere uno strumento italiano di influenza culturale e diplomatica nel Mediterraneo serva a costruire non solo alleanze, ma un nuovo ordine mondiale. D’altronde, chi se non l’Italia potrebbe sgomitare per essere il regista della pace globale?
Non paga, Minniti sposta la sua retorica sul piano esistenziale: il lavoro non è semplicemente una risposta economica ma un “bisogno di vita”, una specie di terapia dell’anima che rende l’individuo meno ossessionato e più realizzato. Naturalmente, questo pippone sul valore umano del lavoro introduce la sua visione di un’Italia che dovrebbe diventare più consapevole della sua posizione geostrategica, quella di crocevia tra Occidente e Sud del mondo. Una collocazione che, secondo lui, è “un elemento di forza straordinario”, peccato però che molta parte del Paese sembri dormire profondamente su quest’oro geostrategico.
Per Waterloo o per gloria, Minniti ci sprona ad abituarci a un “cambiamento di epoca”. Dove ovviamente non si può prescindere dalla costruzione di un nuovo ordine mondiale per una “pace duratura”. Insomma, la solita ricetta di chi, mentre il mondo brucia, cerca di venderci la pace in salsa mediterranea come se fosse il nuovo McMenù del futuro.