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Perché lavorare solo di giorno quando il vero divertimento è farlo di notte e durante le feste?

Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro non è più una semplice crisi passeggera, ma una vera e propria piaga strutturale che colpisce il mercato dei servizi, vigilanza privata inclusa. Parola di Giulio Gravina, vicepresidente dell’Anivp, l’associazione che da decenni tiene a battesimo il settore della vigilanza privata e dei servizi fiduciari. Secondo lui, non solo le aziende del comparto stentano a crescere, ma ne risente pure la sicurezza garantita a cittadini e imprese.

E naturalmente, se pensavate che la routine lavorativa sia una passeggiata per gli addetti alla sicurezza, vi sbagliate di grosso: il problema si acuisce specialmente in quei settori dove i vigilantes patiscono turni massacranti, notti insonni e festività in solitudine. L’eterna gloria del turno di notte e del lavoro festivo, insomma, non è solo una tortura per chi li fa ma un vero ostacolo alla tenuta del settore stesso.

Giulio Gravina non perde tempo e avanza una richiesta chiara e senza giri di parole: l’estensione del trattamento integrativo speciale – che già arricchisce settore turistico, ricettivo e termale – anche ai lavoratori della vigilanza privata con qualifica di guardia particolare giurata (GPG). Un’idea tanto semplice quanto ovvia: premiare quei valorosi eroi che sacrificano notti e festivi per la nostra sicurezza.

Se vogliamo parlare numeri, allora ci vuole un po’ di contesto per apprezzare meglio la questione. La vigilanza privata, ricompresa nel codice Ateco 80.1, si presenta come un vero e proprio gigante economico: oltre mille aziende sparse per la penisola, con 77.369 dipendenti e un fatturato fresco di quasi 4 miliardi di euro (dati aggiornati al 2022). Numeri da far girare la testa, se solo si riuscisse ad allineare un po’ la domanda con un’offerta che scarseggia.

Ecco che allora spunta la contraddizione plateale: un settore che produce decine di miliardi, dove il lavoro è tutt’altro che regolare o ben remunerato, si ritrova con un’offerta di manodopera che non riesce minimamente a rispondere alla domanda crescente di sicurezza. In sostanza, è come voler mettere insieme due pezzi di un puzzle che non combaciano mai. Chi, tra le fila dei vigilantes, ha voglia di sobbarcarsi notti insonni e festività rinunciando a un giusto premio? Pochi, evidentemente.

Insomma, nel mondo scintillante della vigilanza privata italiana, tra turnover su turni notturni, stipendi sotto pressione e mancata valorizzazione del lavoro straordinario e festivo, il problema è chiaro (a meno che qualcuno voglia far finta di niente). E Giulio Gravina lo mette nero su bianco: senza un riconoscimento concreto per chi garantisce la nostra incolumità nei momenti più ‘scomodi’, la crescita di queste aziende e la risposta efficace alla domanda di sicurezza rischiano di restare un miraggio lontano.

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