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Perché vendervi scrivanie e pareti come armi segrete della comunicazione in ufficio?

Stefania Romenti, coordinatrice del comitato accademico Icch e docente di Comunicazione strategica e sostenibilità all’università Iulm, ci regala la verità rivelata: gli spazi aziendali, una volta solo posti dove sedersi a lavorare, hanno ora assunto il ruolo da protagonista nella comunicazione strategica delle imprese. Insomma, non si tratta più di quattro mura, ma di preziosi megafoni che raccontano cosa l’azienda pensa tra sé e sé… e anche a tutto il mondo.
In occasione della presentazione dell’ultimo numero del magazine di Icch-International corporate communication hub, tenutasi nella raffinata cornice milanese di Assolombarda, Romenti ha puntato i riflettori su come i luoghi di lavoro non siano più solo luoghi di lavoro, ma sedi strategiche per definire l’identità e la missione di un brand. Il magazine, intitolato Dove il brand prende forma: la comunicazione passa dagli spazi, si immerge nell’universo della progettazione aziendale, quella fatta con la matita della comunicazione e non solo con quella dell’architetto.
Parte del fascino del numero è rappresentato da una ricerca firmata Iulm che ha passato al setaccio trenta anni di letteratura accademica sul tema degli spazi aziendali per identificare tendenze e messaggi nascosti tra pareti e scrivanie. Il risultato? Le sedi aziendali parlano, raccontano una storia ricca di convinzioni e valori. Romenti lo spiega senza peli sulla lingua: “La sede narra cosa l’azienda crede, la sua filosofia ed esprime fino in fondo il suo Dna.” Non pensate sia un esercizio futile: curare ogni dettaglio, persino quello che a un occhio superficiale sembra insignificante, è un imperativo per convincere dipendenti, candidati e non ultimi tutti gli stakeholder, che ormai guardano anche l’arredamento con occhi da critici d’arte.
Non finisce qui la rivoluzione spaziale. La ricerca evidenzia un cambio di paradigma sorprendente – perché quando si parla di spazi aziendali, le aziende non stanno più a guardare solo al loro interno, ma si lanciano a capofitto nelle relazioni con il territorio in cui operano. Sì, avete capito bene: la sede non è più un carcere corporativo, ma un ambasciatore urbano. Non si tratta solo di riqualificare parti degradate o periferiche della città, oppure di fregiarsi di qualche murales o giardino metropolitano. Le sedi sono strumenti di city branding con un valore culturale. Insomma, l’azienda si prende cura della città tanto quanto della sua brand identity.
Romenti sintetizza il tutto con un tocco di amarezza e ironia: “In passato, la storia aziendale era curata per il pubblico interno. Oggi, invece, la relazione con il territorio è curata con altrettanta attenzione. Non è solo funzionale: è una dichiarazione d’intenti che trasforma la sede da semplice ufficio a protagonista del panorama urbano e culturale.” E se non vi era già chiaro, cosa aspettate? La prossima riunione potrebbe avere più senso se si fa nel salotto buono della città anziché in una stanza anonima che fa venire voglia di scappare.