Collegati con noi:

Notizie

Piazza Affari fa finta di cambiare davvero nel 2027, o almeno ci speriamo

Piazza Affari fa finta di cambiare davvero nel 2027, o almeno ci speriamo

Da un anno circa la rivoluzione T+1 ha messo piede a Wall Street, incorporando anche Canada e Messico, mentre Londra si è data il 2027 come data di attuazione. Nel frattempo, Piazza Affari e le altre borse europee hanno in programma di abbandonare il tradizionale sistema T+2 entro l’ultimo trimestre del 2027, con una data indicativa fissata all’11 ottobre di quell’anno. Per i pochi non ancora a conoscenza, “T” sta per il giorno della contrattazione, e il numero parla da sé: con T+1, il regolamento – ovvero la consegna dei titoli da parte del venditore e il pagamento dall’acquirente – avviene entro un solo giorno lavorativo dalla negoziazione. Sorprendente, no? Una curiosa mezza rivoluzione che dimezza i tempi per controllare conferme, flussi operativi, coperture e tutti quei noiosi adempimenti legali.

Da lì arriva anche la promessa di una miracolosa riduzione del rischio di controparte: meno tempo intercorre tra l’accordo e il pagamento, meno tempo c’è per metterci le mani e far casino. E, per non farsi mancare nulla, si rinfrescano pure i flussi di liquidità e le operazioni post-trading, insomma un upgrade tutto sommato necessario nel sistema finanziario europeo che da tempo naviga tra l’efficienza tradizionale e la tentazione di inseguire le tecnologie più moderne.

Naturalmente, non tutti sono entusiasti. La decisione politica è stata presa e sembra irreversibile: si va avanti, anche se l’industria finanziaria ha storto il naso in un primo momento. Del resto, se gli Stati Uniti hanno fatto il salto e ne sono usciti indenni, perché non provarci? Ma – e qui arriva il classico spoiler – i cambiamenti impattano il modo in cui giocano i grandi del mercato. Le vendite allo scoperto si complicheranno: tempi più stretti significano meno margine di manovra per quegli esperti che abbassano il prezzo puntando sui ribassi. Lo stesso vale per gli investitori extraeuropei, che dovranno fare i conti con un regolamento più stringente. Oltre a questi sacrifici, il sistema dovrà anche ingoiare qualche milione in adeguamenti tecnologici e organizzativi.

Se volete ridere un po’, considerate che il “tempo reale” non è più fantascienza: le blockchain, con il loro T+0 praticamente istantaneo, sono già la norma in alcune parti del mondo. La Cina, l’India e Hong Kong lo hanno già adottato per alcune negoziazioni. Ma aspettatevi che la maggioranza dei mercati continui a convivere con il T+1 per almeno un altro decennio: diciamo che la velocità del cambiamento nel mondo finanziario può ancora prendere fiato.

Il giudizio dell’Esma: il cambiamento era inevitabile

La Esma, la potente autorità europea per i mercati finanziari, si è finalmente convinta a spingere per questo salto temporale dopo aver studiato con attenzione l’esperienza oltreoceano. Risultato? Secondo il loro resoconto, l’introduzione del T+1 ha portato benefici tangibili: riduzione dei rischi, risparmi sui margini e abbassamento dei costi dovuti al disallineamento con le giurisdizioni più importanti a livello globale. Insomma, un quadro quasi idilliaco per incentivare il mercato europeo a uscire dai suoi panni di lento dinosauro. La stessa autorità mette in chiaro che rimanere ancorati al T+2 è come mostrarsi sul palcoscenico finanziario con un vestito fuori moda: antiquati nei processi, nella tecnologia e nella gestione del rischio. Come se non bastasse, questa scelta rischia di rendere l’Europa meno attraente agli occhi degli investitori internazionali, sempre alla caccia di mercati più snelli e moderni.

Per farvi un’idea dei costi dell’operazione, basti considerare la stima americana: ogni istituzione ha sborsato dai 8 ai 12 milioni di dollari solo per mettersi in regola con il T+1. Sul fronte europeo la musica non cambia, anzi. Si parla di una spesa collettiva che va da 1,6 a 5 miliardi di euro, con le banche più grandi che potrebbero vedersi sfilare dalle tasche da 3 a 10 milioni ciascuna solo per riorganizzare sistemi informatici, processi interni e, ovviamente, il personale. Insomma, una rivoluzione costosa ma inevitabile se vogliamo che l’Europa non rimanga il fanalino di coda della finanza globale, allora tanto vale rimboccarsi le maniche e mettersi avanti.

Continue Reading

Le foto presenti su Lasconfitta.com sono state in larga parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione - indirizzo e-mail redazione@lasconfitta.com , che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.