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Pigneto sotto assedio: altro che quartiere tranquillo, regno delle baby gang in azione

Benvenuti al Pigneto, dove il concetto di sicurezza sembra un ricordo remoto e la criminalità porta la faccia di ragazzini che manco sanno ancora cosa sia un bollettino del gas. Commercianti e ristoratori sono uniti, non nella solidarietà, ma nell’idea di essere diventati gli ostaggi impauriti di baby gang che imperversano senza alcun controllo. Gruppi di adolescenti – molto spesso minorenni, perché tanto la legge in materia sembra esistere solo sulla carta – si danno appuntamento in via Ascoli Piceno come se fosse il loro parco giochi personale, pronti ad abbordare qualsiasi locale per rifornirsi di alcolici e ‘shottini’ a un euro, comprati con leggerezza tra rabbia giovanile e totale impunità.
Le aggressioni non sono un caso isolato ma la regola. L’ultimo episodio? Un gruppo di adolescenti ha preso di mira il titolare di un’enoteca, tanto per dimostrare come il rispetto sia ormai un optional. L’uomo è finito al pronto soccorso, chiaramente non per una lite di cortesia. E come se non bastasse, qualcuno si è anche sentito in diritto di menare un uomo che chiedeva l’elemosina – perché non bastavano le difficoltà economiche, ora si prende botte pure per pietà – e un automobilista, colpevole solo di aver rallentato di fronte a un’orda di ragazzini che occupavano la strada, è stato invitato con violenza a farsi da parte.
Se pensate che la violenza sia solo roba da maschi poco più che bambini, vi sbagliate di grosso. M.M., proprietario di un bar, racconta con una semplicità inquietante di come giovani ragazze abbiano preso l’abitudine di entrare in gruppo per usare il bagno, per poi trasformare il tutto in un’occasione per insulti e minacce. Insomma, la civiltà qui ha messo piede solo per un caffè, ma se la porta in faccia la offendono. E la tristezza più grande arriva dal racconto di G.D., che ogni sera trova il marciapiede davanti al suo locale una distesa di ragazzine alterate a forza di chissà quali sostanze, tra cui ovviamente l’alcol a buon mercato di cui sopra. “Dove sono i genitori?”, si chiede con la rassegnazione di chi ha perso ogni speranza.
Il panorama urbana è da bollettino di guerra: auto e scooter danneggiati senza pietà, cartelli stradali divelti come se fossero un set cinematografico post-apocalittico, microcar parcheggiate tranquillamente nella via pedonale e – perché no? – pure i tavoli dei ristoranti si trasformano in comodi parcheggi per brazen ragazzini. Nemmeno alberi e piante si salvano: evidentemente in questa giungla urbana anche la flora fa la sua parte nel caos generale.
Non aspettatevi grandi rassicurazioni: i commercianti sono a tal punto esasperati che hanno organizzato gruppi WhatsApp per monitorare gli attacchi in tempo reale, organizzare ronde amatoriali da film di serie B, nonché per darsi il coraggio necessario a riaprire la mattina dopo una notte di carneficina. Le forze dell’ordine? Arrivano sempre tardi, ovviamente, giusto per raccogliere qualche prova delle orride scorribande di questa fauna urbana. I giovani, invece, sono scafati: dopo ogni fuga si riorganizzano agilmente, coprono le targhe dei mezzi, si cambia d’abito e fanno sparire ogni traccia come veri maestri del travestimento. Giovani star del crimine organizzato, insomma.
Alcolici venduti spudoratamente a minorenni come se fosse il bar sotto casa: l’offerta è allettante, con ‘shottini’ a un solo euro pronti a far crollare qualunque buona intenzione genitoriale e a trasformare una sera tranquilla in una battaglia senza esclusione di colpi.
Che sorpresa! Nel quartiere del Pigneto, non bastava la solita confusione e il caos serale, ora abbiamo anche il problema delle vendite di alcolici a minorenni da parte di commercianti senza alcuno scrupolo. Vendere shot a un euro agli adolescenti? Certo, perché nulla dice “divertimento responsabile” come una folla di ragazzini ubriachi davanti ai locali. E, ovviamente, le denunce da parte di chi lamenta queste attività illegali cadono nel vuoto come un pallone sgonfio. I locali incriminati? Sempre lì, aperti e pimpanti, come se niente fosse.
Un esercente onesto, proprio di quelli che fanno capo al “Pigneto pulito”, denuncia: «In questo caos di bulletti ubriachi e schiamazzi, siamo noi a rimetterci. La gente comincia ad avere paura a venire in zona». Ma certo, nulla di meglio che scappare da un quartiere ormai trasformato in un’arena per ragazzini scatenati.
Vladimir Luxuria, che del quartiere è una storica residente, ha deciso di raccontare il suo personale incontro ravvicinato con “la gioventù bruciata del Pigneto”. E mettetevi comodi, perché la narrazione è più intensa di qualsiasi telefilm.
Vladimir Luxuria racconta:
«Stavo tornando a casa, camminavo su via Ascoli Piceno quando mi sono trovata circondata da una massa impressionante di ragazzini minorenni, con drink in mano e un’aria da piccoli boss di quartiere. Mi hanno praticamente bloccato, con quegli sguardi da bullo che pensi solo a come scappare. Solo dopo che qualcuno mi ha riconosciuta, e ha capito che non era il caso di fare casino, si sono spostati. In quel momento? Ho avuto paura.»
Prosegue la nostra eroina urbana:
«C’è un vento di violenza che soffia anche sui più giovani, che invece dovrebbero preoccuparsi d’altro: i primi amori, i giochi, lo studio… Invece no, si cerca solo il pretesto per fare casino. In un quartiere come Pigneto, con la sua molteplicità e la bandiera rainbow sempre ben presente, pare una specie di invasione di barbari venuti a rovinare la festa. Dove sono le forze dell’ordine? Si fa finta di niente, probabilmente perché sono solo ragazzini.»
Luxuria continua con una domanda retorica da manuale: «E se quei commercianti che vendono alcol ai minorenni fossero i genitori di questi ragazzi? Dovrebbero chiudere immediatamente, senza se e senza ma. Io ho una nipote di 12 anni e l’idea che possa ritrovarsi ubriaca a sballarsi per i vicoli del mio quartiere mi fa venire i brividi».
Confesercenti non ci sta: “Basta chiacchiere, chiederò un monitoraggio al Prefetto!”
Arriva in soccorso il presidente di Confesercenti Roma e Lazio, Claudio Pica, che ha deciso che bastano i lamenti online e le richieste a vuoto. Lunedì – parola sua – si rivolgerà direttamente al prefetto per chiedere un monitoraggio serio. Finalmente qualcuno che mette in moto la macchina burocratica. Che sia la volta buona? Francamente, peccato dovremmo aspettare lunedì mentre le bottiglie volano ancora sulle teste dei residenti.
Claudio Pica spiega:
«Il disagio giovanile c’è, indubbio, e va studiato anche da un punto di vista sociale. Da un lato serve prevenzione, dall’altro occorre una presenza concreta sul territorio. E poi, naturalmente, bisogna smascherare i furbetti che vendono alcool ai minorenni: le “pecore nere” del commercio locale. La legge è chiara, in questi casi il prefetto può anche decidere la chiusura del locale.»
I residenti esasperati: “Situazione insostenibile, facciamo qualcosa prima che sia troppo tardi”
Ovviamente sui social si scatena la solita guerra: dalle denunce contro i vandali alclaccolenzati che sfondano auto come fossero burattini, fino alle richieste di class action di massa. Tra un “non se ne può più” e un “facciamo qualcosa”, si respira tutta la frustrazione di un quartiere che vuole solo tornare a essere vivibile. Ma si sa, quando i problemi si accumulano così, qualcuno deve pur prendersi la briga di far qualcosa, altrimenti il Pigneto rischia di diventare una barzelletta di quartiere dove finalmente “tutti possono divertirsi”… tranne chi ci vive davvero.
“Che situazione meravigliosa!”, “Hanno addirittura strappato via scooter e bici in Via Ascoli Piceno”, “Ieri sera il povero proprietario dell’enoteca in via Ascoli Piceno è stato aggredito, ormai si vive davvero da incubo. Questi arrivano qui armati di coltelli, cacciaviti e manganelli”. Questi sono solo alcuni dei gioiosi messaggi che continuano a proliferare sui gruppi social del quartiere, come se fossimo a denunciare un’invasione aliena e non la banalità quotidiana della delinquenza urbana.
“Stanotte, tra le due e le tre, mi hanno svegliato con urla e fischi. Affacciandomi ho visto un ragazzino che scassava il bauletto di uno scooter per rubare il casco. Ho chiamato la polizia ma, ovviamente, non c’era modo di intervenire rapidamente. Questi disturbatori sono clienti abituali di due bar appena aperti su via Ascoli Piceno. Per favore, incontriamoci tutti e presentiamo una denuncia collettiva, se davvero vogliamo risolvere il problema”, si lamenta un utente del gruppo Amici del Pigneto, con una fervida speranza che la solidarietà sociale possa magicamente cancellare la microcriminalità.
Nel frattempo, i residenti tentano l’eroica impresa di organizzarsi sui social per arginare la spirale di degrado. “Prima che la questione si amplifichi, sarebbe meglio convocare un incontro per proteggere il quartiere da questa e da tutte le altre violenze di cui leggiamo sempre qui sul gruppo”, suggerisce qualcuno, come se bastasse un ritrovo tra vicini per mettere a tacere la brutalità dilagante.
Aggressione omofoba con casco e bastone? Su Facebook si racconta tutto
Ah, i social, quei fantastici luoghi dove chi ha qualche briciola di coraggio lascia sfogo alle proprie disavventure, rivelando un patetico spaccato di vita metropolitana. “Ieri, verso l’una di notte, poco più avanti dalla metro Pigneto, io e un altro ragazzo siamo stati vittime di un’aggressione omofoba. Tutto è iniziato con un tizio (accompagnato all’inizio da tre amiche) che, dal marciapiede opposto, prima ci osservava mentre ci scambiavamo un bacio – nulla di scandaloso, per dire – e poi ha cominciato a urlarci addosso frasi del tipo ‘ci sono bambini’, ‘froci’ e una serie di altri epiteti affettuosi”, racconta uno sfortunato frequentatore del gruppo di quartiere.
La scenetta virata al dramma. “Lo incontriamo di nuovo dopo circa 20 minuti, appena io e il mio compagno di sventura ci alziamo dalla panchina per andare in direzione Garçonnière. Riparte un altro spettacolo degno di nota con qualche arguta risposta anche da parte nostra. A questo punto il tipo si stacca rapidamente dalle amiche per andare a procurarsi un bastone e un casco (presi chissà da dove nel vicolo buio di fronte all’ingresso della scuola) per venire a farci visita. E guarda caso, dal nulla spuntano altri 4 suoi amici che si uniscono all’aggressione. I dettagli più truculenti ve li risparmio”, conclude con un malcelato sarcasmo.