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Pokémon mania sfodera l’apocalisse da McDonald’s in Giappone, scuse di rito incluse

Chi avrebbe mai pensato che una semplice promozione con le carte Pokémon potesse trasformarsi in una festa dello spreco alimentare a livello nazionale? McDonald’s Giappone ci è riuscito, e con un’impresa davvero memorabile. La catena di fast food ha lanciato venerdì scorso una campagna che prevedeva carte Pokémon in edizione limitata con ogni Happy Meal acquistato. Sì, proprio quelle carte amate non solo dai bambini, ma anche da un esercito di collezionisti adulti affamati di rarità.
Il risultato? Code chilometriche davanti ai ristoranti, orde di clienti pronti a comprare non uno, non due, ma una quantità spropositata di Happy Meal, con l’unico scopo di rivendere le carte al miglior offerente online. Evidentemente McDonald’s non aveva previsto che un semplice gadget potesse scatenare tanto furore da trasformare un pranzo in una folle corsa al collezionista disperato.
Non ci è voluto molto perché i social media si riempissero di foto vergognose: lunghe file, sacchetti stracolmi di hamburger e patatine intatti, pronti a finire nella pattumiera. Un vero inno all’ipocrisia del marketing che promette divertimento ma alimenta solo sprechi. È facile immaginare lo sdegno del pubblico, che non ha esitato a ribattezzare questa brillante strategia commerciale “Unhappy Meal”.
Nonostante il limite di cinque Happy Meal per cliente imposto dall’azienda, McDonald’s ha ammesso candidamente che comunque è successo che alcuni abbiano approfittato dell’offerta, comprando in massa per poi rivendere. Ovviamente, come ciliegina, tutto questo ha portato allo spreco del cibo stesso, quel fast food che avrebbe dovuto essere semplice e immediato piuttosto che una caccia al tesoro sconsiderata.
Ora McDonald’s promette “limiti più severi” per future promozioni, come se fosse una soluzione a un problema da cui avrebbe potuto, e forse dovuto, mettersi in guardia sin dall’inizio. La catena ha dichiarato che qualsiasi “tentativo di superare il limite imposto, fare più file o molestare il personale” si tradurrà in un bel no alla vendita. Ottimo, forse sarebbe il caso che questa attenzione si estendesse anche a un controllo decente sui siti di e-commerce, veri mercati neri delle carte Pokémon, dove McDonald’s ha fatto sapere che richiederà misure più incisive contro la rivendita abusiva.
In definitiva, un pasticcio marketing che alla fine getta nel dimenticatoio il cibo e la clientela reale per mettersi al servizio di un mercato secondario di collezionisti spietati. Chi l’avrebbe detto che una catena famosa per il suo cibo veloce potesse così facilmente inciampare nella trappola del merchandising e dell’e-commerce? Complimenti, McDonald’s Giappone, questa sì che è una Happy Meal che fa riflettere.