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Pop Sondrio fa finta di capire “valore” mentre Bper bada solo al prezzo giusto

Il consiglio d’amministrazione della Popolare di Sondrio non sembra proprio entusiasta della valutazione fatta da Bper. Nonostante, a loro dire, il prezzo proposto sia “congruo” dal punto di vista finanziario, supportato dalle tanto sbandierate fairness opinion di BofA Securities e Morgan Stanley, il board afferma senza mezzi termini che questa valutazione non coglie affatto il vero valore della banca valtellinese.
La loro posizione è chiara e pungente: l’offerta pubblica di acquisto (Ops) presentata da Bper, anziché abbracciare le potenzialità di crescita di Popolare di Sondrio, appare del tutto fuori sincrono rispetto alla natura e agli obiettivi dell’iniziativa. Ossia, l’Ops si presenta come un’operazione che punta a un cambio di registro radicale, portando all’acquisizione di controllo sulla banca che fino a oggi è andata avanti per conto suo.
Il consiglio non si limita a contestare la valutazione economica, ma evidenzia anche tutti gli “elementi di incertezza e rischiosità” che accompagnano questa fusione. Il vero capolavoro del piano? L’assenza completa di un piano industriale combinato da parte di Bper, la mancanza di qualsiasi dettaglio esaustivo sulle sinergie che ci si aspetterebbe da un’operazione del genere e, ciliegina sulla torta, il rischio concreto che questa mossa possa mettere in crisi il territorio di riferimento della banca. Tradotto: meno posti di lavoro, minore offerta occupazionale e una strategia tutta incentrata sul taglio dei costi anziché sulla crescita sostenibile.
Insomma, secondo il board della Popolare di Sondrio, la valutazione di Bper finisce per danneggiare pesantemente gli azionisti, ignorando fattori fondamentali come le sinergie realistiche che si potrebbero ottenere e il cosiddetto “premio” riconosciuto normalmente in operazioni simili. Non proprio la migliore offerta che si potesse sperare, quindi, se si ha a cuore la valorizzazione e il futuro di questa storica banca.