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Porsche SE affonda nel ridicolo: 20 miliardi di “perdita tecnica” e nessuno si scompone

Che 20 miliardi di euro di perdita possano scuotere una holding, arriva Porsche SE a dimostrarti che nel mondo della finanza fuffa tutto è relativo. Svalutazioni monstre, fiducia immutata, e come sempre una narrazione così rassicurante da sembrare un’opera di fantasy finanziario.
Un bagno di sangue contabile… ma tranquilli, è solo un dettaglio
19,9 miliardi di svalutazioni su Volkswagen, altri 3,4 miliardi bruciati su Porsche AG. Totale? Una voragine di oltre 23 miliardi nei bilanci. Ma niente panico! Ci tengono subito a dirci che è solo una questione “tecnica”, che la liquiditàè salva, e che il debito scende pure. Ah, la magia della contabilità creativa: perdi miliardi ma resti sereno.
L’arte di fallire con stile (e comunicare come se fosse un successo)
Il comunicato sembra scritto da un illusionista: “risultato netto adjusted positivo di 3,2 miliardi”, come se quei 23 miliardi scomparsi fossero un fastidio passeggero. Siamo passati dai 5,1 miliardi dell’anno scorso ai 3,2, ma tutto va bene. Anzi, meglio. Dicono di “credere nei propri asset strategici” e nei “programmi di trasformazione”. Certo, perché quando perdi miliardi è sempre colpa del “contesto sfidante”, mai della gestione miope o delle scommesse fallite.
Le solite promesse da libro dei sogni: transizione, innovazione, bla bla bla
Nel mondo parallelo dei comunicati aziendali, ogni catastrofe è un’opportunità. Porsche SE si dice pronta a “sostenere l’innovazione” e la “transizione tecnologica”. Intanto, brucia miliardi su marchi che non riescono a gestire la corsa all’elettrico con un minimo di visione. Se questa è la “sostenibilità”, possiamo anche spegnere le luci e tornare ai carretti a cavalli.
Una voragine nascosta sotto il tappeto
Il dato davvero comico? Nessuna revisione strategica, nessuna autocritica. Solo ottimismo a pacchi, come se l’apocalisse contabile fosse il preludio a una rinascita. È il classico modello del “tutto va bene, madama la marchesa”, mentre l’intero settore arranca sotto il peso di scelte sbagliate e tecnologie rincorse male e tardi.
I cittadini? Solo spettatori del teatrino milionario
Nessuno parla di cosa succede a valle: operai spinti fuori da stabilimenti “in ristrutturazione”, fornitori schiacciati dai ritardi, clienti abbandonati tra ritiri di modelli e aggiornamenti software che sembrano beta perenni. Ma tranquilli: la holding crede nel lungo periodo. Anche il Titanic aveva una rotta precisa.