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Porti italiani in crisi? Assonat sforna l’ennesima proposta miracolosa per salvarli dal baratro

Dopo aver brillantemente sfornato un piano strategico destinato a far sognare il settore, il presidente di Assonat-Confcommercio, Luciano Serra, ha deciso di far sul serio annunciando una proposta di legge dal roboante titolo ‘Disposizioni in materia di portualità turistica innovativa’. Obiettivo? Un rilancio epocale della portualità turistica in Italia, perché si sa, non basta più solo parlarsi addosso in conferenze e tavoli rotondi.
La proposta, diligentemente girata a tutte le alte cariche politiche di questo Paese – dai ministri di turno per Turismo, Protezione Civile, Politiche del Mare, Infrastrutture, Trasporti fino a quello per le Imprese e il Made in Italy – ha il fiore all’occhiello di un piano che spazia in lungo e in largo, con l’intento, manco a dirlo, di rafforzare un sistema portuale italiano che, sì, secondo Serra deve essere sinonimo di modernità e sostenibilità, oltre a snellire quella burocrazia tanto amata e nutrita nel Belpaese.
Luciano Serra non si trattiene:
“La nostra proposta di legge è il naturale seguito di quanto illustrato nel Piano Strategico. Dopo tanto parlare, è arrivato il momento di trasformare le idee in fatti concreti. Vogliamo un sistema portuale turistico che non sia solo competitivo e moderno, ma che sappia anche confrontarsi con le sfide ambientali e logistiche di portata globale. L’obiettivo è avere porti innovativi e sostenibili, dove sviluppo economico e rispetto ambientale non siano parole vuote.”
Il piano strategico, di cui questa proposta rappresenta l’attuazione pratica, ha già delineato una lista di obiettivi degna di un manuale del perfetto politico: dall’ammodernamento normativo alla promozione di investimenti in infrastrutture d’avanguardia, fino a un (forse) nobile tentativo di spingere sulla sostenibilità e favorire un turismo internazionale che, si spera, faccia scordare i soliti problemi italiani.
I 16 articoli della proposta abbracciano temi che spaziano dalla tanto desiderata semplificazione delle contorte procedure burocratiche all’incentivazione dell’innovazione green, fino alla gestione delle infrastrutture portuali come si conviene a un Paese che vuole davvero giocarsela nel ventunesimo secolo. E ovviamente, con l’immancabile precisazione che “l’applicazione degli articoli da 1 a 7 non comporterà nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato”, perché si sa, si deve fare tutto senza spendere un euro in più, un must per la politica italiana.
Serra ha concesso l’ultima perla di saggezza:
“Questa legge deve rispondere alle esigenze di un settore che è cruciale non solo per l’economia del mare, ma per l’intera economia nazionale. La portualità turistica italiana è uno degli asset più preziosi del Paese, un motore che genera posti di lavoro oltre a spingere il turismo internazionale. Adesso più che mai, serve che la politica supporti concretamente questo comparto.”
In definitiva, una proposta di legge che suona come una dichiarazione d’intenti generosa e ambiziosa, ma che dovrà superare il ben noto scoglio della realizzazione pratica in un sistema spesso paralizzato da mille interessi e mille intralci. Tant’è che, finora, l’innovazione e la semplificazione in Italia sembrano quasi un miraggio da inseguire più con la penna e la propaganda che con i fatti reali.
Serra si è lanciato in roboanti dichiarazioni sul fatto che, beh, servono “azioni concrete e normative adeguate”. Sorprendente, no? Ma non finisce qui. Il Presidente, in un raro momento di generosità, ha assicurato che lui e la sua equipe tecnica, composta da decenni di esperienza nel settore (e forse anche da qualche oracolo nascosto), sono pronti a dispensare “ogni dettaglio normativo e strategico” necessario per far decollare questa magnifica proposta di legge.
Ed ecco gli obiettivi del capolavoro legislativo, pronti a scuotere il mondo della portualità turistica:
Semplificazione amministrativa: il mito della burocrazia rapida
Innanzitutto, accelerare i processi di autorizzazione. Già, perché chi non vorrebbe che ottenere permessi e licenze fosse una passeggiata, invece del classico lungo viaggio tra carte, timbri e attese infinite? Meno tempo e risorse sprecate, dice il buon Serra. Speriamo che non si tratti solo di una favoletta da raccontare nelle conferenze stampa.
Sostenibilità e innovazione: ricetta pronta per salvare il pianeta (o per filosofeggiare)
Naturalmente, non poteva mancare il riferimento alle “tecnologie avanzate” ed “ecocompatibili” per ridurre gli impatti ambientali negli scali portuali. Una formula quasi magica per trasformare ogni porto in un paradiso verde, mentre si promuove ossessivamente l’uso di energie rinnovabili. Manca solo un applauso, giusto per sottolineare l’altissimo impegno “verde” della proposta.
Competitività: più soldi, più posti barca, più sogni
Un tocco di modernità fiscale e finanziaria per attrarre investimenti – perché, si sa, il denaro risolve tutto. E quale modo migliore se non costruire nuove infrastrutture portuali e moltiplicare i posti barca? Perché chiaramente i problemi reali – più posti barca, più traffico, più caos – sono secondari rispetto alla crescita delle casse. Irresistibile, no?
Formazione: preparare gli eroi del porto 4.0
Last but not least, investimenti nella formazione delle risorse umane. Perché il settore portuale turistico è in “continua evoluzione” e serve un esercito di esperti pronti a risolvere qualsiasi problema con un sorriso e una preparazione impeccabile. Una strategia che certamente farà miracoli, forse anche mentre si rinfrescano con un caffè sulle nuove banchine high-tech.
Ma cerchiamo di essere seri: la portualità turistica è uno dei fiori all’occhiello dell’economia marittima italiana, con una crescita costante delle attività marine. E questa proposta di legge, a detta della gloriosa Assonat-Confcommercio, dovrebbe dare una spinta decisiva a un settore che ha tutto il “potenziale” per diventare sempre più competitivo a livello internazionale. Insomma, si tratta di una gestione moderna, sostenibile ed efficiente delle nostre amate infrastrutture portuali.
Un plauso da parte nostra per l’idea. Ma intanto possiamo solo assistere – magari con un po’ di cinismo – a questo ennesimo bollettino di buone intenzioni e dichiarazioni roboanti. Il vero dilemma? Se anche questa legge finirà col lasciarci col solito sacco di parole e il portafoglio un po’ più sgonfio.