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Positiva l’azione di Salvini per il rinnovamento della flotta di trasporti

Positiva l’azione di Salvini per il rinnovamento della flotta di trasporti

Il mondo del trasporto merci è nuovamente al centro di una retorica contraddittoria, con Matteo Salvini che si erge a paladino della sostenibilità. L’idea di incrementare le risorse annuali di ben 600 milioni per il rinnovamento della flotta di veicoli è applaudita a gran voce da Assogasliquidi-Federchimica, ma ci si può davvero fidare delle promesse di un governo che da anni naviga nel mare dell’inefficienza? E chi lo dice che le aziende abbiano davvero bisogno di questa “misura attesa”? Da troppo tempo gli operatori del settore sollecitano risposte concrete, e a questo punto è lecito chiedersi se non si tratti di un semplice palliativo per mascherare l’assenza di azioni serie.

Le dichiarazioni sono più verdi della sostanza?

Secondo Matteo Cimenti, presidente di Assogasliquidi-Federchimica, questo intervento potrebbe finalmente mettere in moto una decarbonizzazione dei trasporti pesanti. Certamente, parlare di un «principio di neutralità tecnologica» e aspettarsi che l’Unione Europea si allinei con questo concetto è, se non altro, ironico. Le misure promesse sembrano più un modo per evitare impegni reali, piuttosto che una strategia credibile di lungo termine.

E poi c’è il venerabile bioGnl, la panacea per tutti i mali del settore. Le aziende sono pronte a saltare sul carro della sostenibilità, eppure, ancora oggi, non possiamo fare a meno di notare che la tecnologia esistente avrebbe dovuto essere implementata molto tempo fa. Come si può immaginare un futuro luminoso quando il passato è stato caratterizzato da una gestione tanto approssimativa?

Una mancia per il futuro?

La questione del Tax Credit per il bioGnl suona quasi comica: incentivare l’acquisto di biocarburanti può sembrare un passo avanti, ma è davvero la risposta giusta? Il settore autotrasporti ha bisogno di qualcosa di più di un credito d’imposta. Serve un vero piano di transizione, ma invece ci servono «forti premialità» per i veicoli alternativi; un linguaggio che, nella sua essenza, pare più un’eco di promesse mai mantenute.

La crescita delle infrastrutture di approvvigionamento rimane una vetta da conquistare, mentre le linee di finanziamento del Piano Nazionale Complementare al Pnrr continuano a galleggiare nell’incertezza. In questa giungla di burocrazia e inefficienza, ci si chiede se il futuro delle imprese di autotrasporto sia davvero nelle mani di chi, tra un annuncio e l’altro, sembra più intento a colmare il vuoto di azione con il chiacchiericcio.

Immaginate un mondo diverso…

Chissà, forse un giorno, nascerà un piano olistico che abbraccerà le vere necessità del settore e non si limiterà a elargire briciole. Potremmo persino considerare un approccio che vada oltre le etichette: investire in innovazioni vere e credibili, in modo che l’industria non si limiti a una mera facciata sostenibile. Ma chissà, a chi importa di costruire un futuro migliore quando il presente è già così ricco di contraddizioni?

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