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Prysmian si monta la testa e alza la posta dopo una valanga di acquisizioni improbabili

Il primo semestre di Prysmian si chiude con numeri da capogiro che farebbero arrossire qualsiasi concorrente. Un EBITDA adjusted cresciuto del 32%, raggiungendo la bellezza di 605 milioni, grazie a un contributo che arriva da tutte le aree di business e dalla brillante acquisizione di Channel. Non contento, il produttore italiano di cavi ha messo insieme quasi un miliardo di free cash flow in soli sei mesi, tanto che ha alzato la sua guidance per l’intero 2025, nonostante i soliti intoppi provocati dal cambio sfavorevole con il dollaro. Ora Prysmian si aspetta di chiudere l’anno con un EBITDA adjusted compreso tra i 2,3 e i 2,375 miliardi, confermando inoltre una crescita organica del 3,2% nel semestre.
Massimo Battaini, il CEO della compagnia, non perde occasione per rimarcare il passaggio strategico da semplice produttore di cavi a fornitore globale di soluzioni per l’energy e il digitale:
«Prysmian continua a dimostrare i progressi nella sua trasformazione: dall’essere solo cavi, adesso siamo protagonisti della transizione energetica, dell’elettrificazione e della rivoluzione digitale globale. Le recenti acquisizioni, come Encore Wire e Channell — quest’ultima integrata completamente dopo la chiusura di giugno — sono la prova concreta del valore che sappiamo creare. Con i risultati di questo semestre, abbiamo rivisto al rialzo le stime per il 2025.»
Se qualcuno immaginava che i dazi americani sul rame potessero rallentare Prysmian, si sbagliava di grosso. Anzi, l’azienda italiana si gode un vantaggio competitivo non da poco. Grazie all’integrazione delle proprie catene di approvvigionamento negli Stati Uniti, già ben radicate, la società è praticamente immune alle nuove tariffe imposte dall’amministrazione americana di Donald Trump. Battaini precisa:
«Siamo immuni alle tariffe sul rame annunciate perché tutto il materiale usato arriva dalle nostre supply chain negli USA. Inoltre, la decisione della Casa Bianca di estendere le tariffe del 50% anche sui cavi finiti in rame, non solo sul materiale grezzo, rappresenta un vantaggio competitivo rispetto agli importatori da paesi come Messico o India. Il risultato? Ora siamo solidissimi e speriamo che lo stesso approccio tariffario arrivi presto anche per l’alluminio.»
Analizzando i numeri nel dettaglio, nel primo semestre Prysmian ha registrato un utile netto di gruppo pari a 426 milioni, in crescita rispetto ai 402 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. L’EBITDA si è impennato a 1,13 miliardi contro gli 801 milioni di dodici mesi fa, spinto dall’inclusione di Encore Wire, consolidata dal 1° luglio 2024, e di Channell, consolidata dal 1° giugno 2025.
I ricavi del gruppo sono saliti a 9,65 miliardi dai 7,81 miliardi di dodici mesi prima, con una solida crescita organica del 4%. Nel solo secondo trimestre, l’utile netto è passato da 217 a 276 milioni, mentre l’EBITDA adjusted è balzato da 457 a 605 milioni. Il fatturato trimestrale ha toccato i 4,88 miliardi contro i 4,13 miliardi del secondo trimestre 2024, con una crescita organica del 3,2%.
Ovviamente non tutte le aree applaudono. Il settore Transmission fa faville con un +22,8% di crescita organica, seguito da Power Grid (+5,2%), Specialties (+2,4%) e Digital Solutions (+2,9%). Meno entusiasmante la situazione di Industrial & Construction, che mostra un calo del 3,2%. Per fortuna qualche magagna non rovina il quadro complessivo brillante di questa azienda che, con i suoi numeri, sembra volare alto mentre il resto del mercato tenta di tenere il passo.