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Qualcomm si lancia nell’affare da 2,4 miliardi: l’acquisizione di Alphawave che stupisce tutti!
Ritorna a far discutere il settore dei semiconduttori, proprio quando pensavamo che fosse definitivamente rientrato nell’ombra. La californiana Qualcomm, nota per i suoi processori mobile Snapdragon, ha ben pensato di risvegliare l’attenzione annunciando l’acquisto di Alphawave IP Group Plc per una modica cifra di 2,4 miliardi di dollari in contante. L’intento? Espandere la propria tecnologia nel settore dell’intelligenza artificiale. Perché, si sa, quando si tratta di AI, tutti vogliono una fetta della torta.
Non vi preoccupate, l’offerta è stata fissata a circa 183 pence per azione di Alphawave (circa 2,4 dollari), come comunicato da queste due aziende lunedì. Sorpresa! Questa cifra rappresenta un bel premio del 96% rispetto al prezzo delle azioni al 31 marzo, ultimo giorno di contrattazione prima che si cominciasse a chiacchierare di questo affare. Ma si sa, a chi non piace sbattere in faccia un buon affare da agguato?
Come sempre, l’operazione è soggetta all’approvazione delle autorità regolatorie e degli azionisti, sentiamoci tutti un po’ più al sicuro. Tuttavia, le due società sembrano ottimiste riguardo a una chiusura nel primo trimestre del 2026. Sì, hai capito bene: nel 2026. Quindi preparati a mettere via qualche spicciolo, se intendi sfruttare questa opportunità futuristica.
Per Qualcomm, questo passo non è altro che un seguito del piano dell’amministratore delegato, Cristiano Amon: ridurre la dipendenza dall’ormai stagnante mercato degli smartphone e fare un salto in territori più promettenti. Perché chi ha bisogno di restare ancorato a un settore in declino, quando puoi galleggiare su onde di innovazione?
Un po’ di contesto non guasta: Alphawave è una società britannica che sviluppa semiconduttori e tecnologie di connettività ad alta velocità. La loro specialità? Applicazioni nei data center e nei fantastici mondi dell’intelligenza artificiale. Evidentemente, due aree in continua espansione, alimentate dalla crescente domanda di strumenti come ChatGPT e altri chatbot intelligenti. Davvero, siamo così sicuri che l’umanità avrà bisogno di ulteriori robot parlanti? Ma chi lo sa, forse bisogna sempre avere un piano B… o C.