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Quando i ristoranti fraudolenti si credono chef di casa: la crociata amara di Carlo Taormina contro Cesarine e home restaurant

È esplosa una tempesta legale nel mondo degli home restaurant, con nuovi colpi di scena che mettono sotto accusa una rete nazionale di cuoche casalinghe chiamata Cesarine. Dopo l’intervento della Procura di Bologna, ora anche quella di Palmi punta il faro su questa rete, accusata di infettare il settore della ristorazione con pratiche poco limpide.

Il legale Carlo Taormina, che agisce per conto di Gaetano Campolo, CEO di Home Restaurant Hotel, non perde tempo e presenta un esposto giudiziario che denuncia presunti abusi fiscali, intimidazioni e persino infiltrazioni di criminalità organizzata nel mondo apparentemente innocente degli home restaurant casalinghi.

Secondo Taormina, questa indagine è mossa da una preoccupazione seria: i cosiddetti “falsi” home restaurant sarebbero diventati il terreno di caccia preferito dalle mafie, trasformando quello che dovrebbe essere semplice spirito di ospitalità in una sorta di rifugio per riunioni illecite e affari loschi.

Sembra proprio che il vero obiettivo delle autorità sia capire se le Cesarine, sotto l’apparenza di semplici cuoche amatoriali, rispettino davvero le limitazioni normative: ospitalità solo occasionale, guadagni che non superano i 5.000 euro all’anno e osservanza rigorosa delle regole imposte dal Ministero dell’Interno.

Taormina insiste nel chiedere alle autorità di verificare se le Cesarine siano vittime o complici di un sistema di speculazione: perdono parte del compenso come “tassa” all’organizzazione che le controlla? Sono veramente lavoratrici autonome o si tratta di impiegate in nero sotto falsa identità? E, ovviamente, non si dimentica di sollevare dubbi su evasione fiscale e rispetto dei controlli sanitari e di sicurezza.

In pratica, la magistratura e la Guardia di Finanza vogliono fare luce su un sospetto che trasforma una pratica casalinga e informale in una rete organizzata di truffe e illegalità, che potrebbe incassare grazie a finanziamenti pubblici destinati a iniziative lecite ma che, secondo gli accusatori, servirebbero solo a sostenere affari poco limpidi.

Così, l’innocente pranzo a casa di una Cesarina rischia di diventare uno spettacolare caso giudiziario degenerato tra frodi, ricatti e, perché no, la cupa ombra delle mafie sulle nostre tavole.

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