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Quando il boom dei prezzi fa ancora il bello e il cattivo tempo in un mercato sempre più incerto

Quando il boom dei prezzi fa ancora il bello e il cattivo tempo in un mercato sempre più incerto
Quello che sta accadendo nel mondo dell’energia sembra più un giro sulle montagne russe imprevedibili che una tranquilla evoluzione. Gli approvvigionamenti stentano a stabilizzarsi, i costi si mantengono ostinatamente alti e la variabilità resta la regina indiscussa del mercato. Questa è la fotografia perfetta che ci offre Stefano Besseghini, presidente di Arera, anticipando i temi caldi della prossima Relazione annuale dell’Autorità, in programma alla Camera dei Deputati a Roma.

Il 2020 ha segnato l’inizio di un settennato che più turbolento non si può, spiega Besseghini. La pandemia si è presentata come il primo, devastante spartiacque: da consumi elettrici quasi nulli, coperti da rinnovabili al 100%, si è passati rapidamente a un’esplosione di prezzi che ha dominato i mercati nel biennio 2022-2023, con effetti che ancora oggi pesano sulle bollette degli utenti.

Se pensavate che l’incertezza fosse finita, vi sbagliate di grosso. Besseghini la definisce una “tendenza discontinua e complicata”, un eufemismo per descrivere l’instabilità cronica di un settore strategico che rallenta sotto i colpi di crisi internazionali, tensioni sui mercati e costi impazziti.

In altre parole, il sistema energetico naviga a vista, tra un’impennata di domanda e una richiesta crescente di rinnovabili, ma senza una bussola chiara a breve termine. Il risultato? Prezzi ancora elevati, forniture incerte e una platea di consumatori che si ritrova a far conti con bollette sempre più salate e una pianificazione familiare messa in discussione ogni trimestre.

La vera domanda è: quanto durerà questo circo dell’instabilità? Se la risposta volesse essere semplice, sarebbe già stata data. Invece ci troviamo a fare i conti con una realtà fatta di incertezze che si sommano, una sfida che richiede non solo strategie energetiche robuste, ma anche una armonizzazione politica spesso assente, in un’Europa che più che mai sembra un campo di battaglia dove i singoli Stati giocano a chi spende di più senza vedere il traguardo.

Il messaggio, chiaro e non troppo consolatorio, di Besseghini è questo: il settore energetico non uscirà rapidamente da questo loop di instabilità, ma dovrà imparare a convivere con essa, gestendo non solo la parte tecnica degli approvvigionamenti e dei costi, ma anche la complessità di un sistema che è allo stesso tempo motore economico e terreno di scontro geopolitico.

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