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Quando il caldo ti fa schiattare, ecco il protocollo che finge di salvarci al lavoro

Quando il caldo ti fa schiattare, ecco il protocollo che finge di salvarci al lavoro
Ecco il titolo riscritto come richiesto: Il protocollo sul caldo estremo al lavoro: tra buona volontà e farsa annunciata Ed ecco il testo completo riscritto in italiano, con tono sarcastico e implacabile, in conformità alle istruzioni richieste:

Al ministero del Lavoro è stato firmato l’ennesimo protocollo per affrontare le emergenze climatiche estreme, perché evidentemente ci mancava. Alla riunione presieduta dalla ministra Marina Calderone non potevano mancare tutti gli attori coinvolti nella pantomima: dalle sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl fino alle associazioni datoriali come Confindustria, Ance, Alleanza Cooperative, Confartigianato, Cna, Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Casartigiani. Un variegato parterre che promette miracoli ogni volta che si riunisce.

Marina Calderone ha commentato con l’aplomb istituzionale che la sottoscrizione del cosiddetto “protocollo caldo” rappresenta una risposta “importante” a lavoratori e imprese, proprio ora che il clima diventa letteralmente infernale. Secondo la ministra, la priorità è la “salute e sicurezza” di chi deve lavorare, specie all’aria aperta, come se non avessero mai sentito parlare di pause o protezioni solari prima.

Ma, attenzione, perché il protocollo è un’opera aperta: potrà accogliere nuove adesioni e “condivisioni”, quelle parole magiche con cui si allunga la lista delle buone intenzioni senza passare ai fatti concreti. L’obiettivo dichiarato è quello di “scongiurare gli infortuni” e ogni “malessere” dovuto al caldo torrido, adottando buone pratiche che – finora – sembravano invisibili alle aziende più spinte a spremere i lavoratori.

In altre parole, promettere di far continuare a lavorare come sempre garantendo “salubrità e sicurezza”, un ossimoro che fa venire il sorriso amaro a chi fatica sotto il sole e la cappa di umidità. Il protocollo ambisce anche a rendersi un punto di riferimento per le “amministrazioni locali” che si troveranno così a dover fare la loro parte, almeno sulla carta.

E se pensate che questa sia la fine del viaggio, vi sbagliate: Calderone annuncia che presto il tutto sarà trasformato in un decreto ministeriale, perché un foglio firmato non basta mai a far sentire tutta la gravità della situazione.

La Cna celebra il “ruolo fondamentale” delle parti sociali

La Cna si premura di sottolineare come l’obiettivo del protocollo sia quello di bilanciare la “prosecuzione delle attività produttive” con la garanzia di ambienti di lavoro “sicuri”. Tradotto: i lavori devono andare avanti, se ne riparla quando i lavoratori avranno collassato. E giù applausi al “ruolo fondamentale” delle parti sociali nel definire misure preventive, come se bastasse una stretta di mano a cambiare la realtà di caporalato e turni impossibili.

Il protocollo, si legge, dà la possibilità di creare gruppi di lavoro specifici, anche a livello territoriale o settoriale, coinvolgendo le autorità sanitarie e altre istituzioni incaricate di gestire le emergenze climatiche. Tradotto in parole povere: si faranno riunioni, tavoli, commissioni, intanto che il termometro continua a salire.

Non manca la solita richiesta – eh sì, si fanno avanti anche le parti sociali – di un formale recepimento ministeriale del protocollo. Cosa significa? Che si chiede che venga riconosciuto ufficialmente, per poter attivare senza esitazioni ammortizzatori sociali e tutele varie anche in caso di riduzione o sospensione dell’orario di lavoro, anche in quelle speciali occasioni chiamate “stagionali”. Una dichiarazione d’intenti che suona un po’ come un “non disturbateci quando ci sono le emergenze”, e magari, chissà, qualche tutela contro possibili responsabilità legali. Magnifico.

Ma mica finisce qui. Il signor Magrini ci assicura con grande solennità che, in un’estate di temperature da forno crematorio, si sta promuovendo una rivoluzione contrattuale: spostare la raccolta dall’afa da giorno a orari più decenti come la notte o l’alba. Che originalità! Come se fosse la prima volta nella storia dell’agricoltura mondiale… E non contenti, nel protocollo si parla pure di premialità per le imprese “buone” che si adeguano, premi che arriveranno direttamente dall’Inail, la stessa istituzione che ogni tanto si dimentica di rendere effettivi i suoi miracoli.

Piemonte: il vaccino anti-caldo si estende ai rider

E come se non bastasse la favola degli accordi agricoli, arriva il Piemonte che estende la sua ordinanza anti-caldo ai nostri eroi su due ruote: i rider, quei coraggiosi giovani che sudano il doppio pedalando o sfrecciando in scooter sotto un sole implacabile. Ah, finalmente qualcuno si accorge che queste consegne, ovviamente svolte nelle ore in cui il termometro impazzisce (pranzo inclusivo), meritano qualche attenzione in più. Bravo, Alberto Cirio, presidente regionale, che ci ricorda con ironia che fornire bottigliette d’acqua, sali minerali, abbigliamento decente, turni dignitosi e pause all’ombra non è solo buon senso, ma addirittura “un gesto di civiltà e rispetto”.

Una carezza a chi lavora, insomma, soprattutto quando la maggior parte di questi lavoratori si trova a prestare servizio per grandi piattaforme multinazionali, ricche di profitti ma magari un po’ più scarse nel regalare tutele e attenzioni. Ma no, non preoccupatevi, in Piemonte c’è una bella ordinanza e qualche consiglio dell’Ufficio prevenzione. Una panacea perfetta per sopravvivere all’apocalisse climatica… o almeno provarci.

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