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Quando il conto sale alle stelle: come il balzo dei prezzi ha messo ko i compratori dal 2013

Quando il conto sale alle stelle: come il balzo dei prezzi ha messo ko i compratori dal 2013
Auto sempre al centro della mobilità degli italiani ma i prezzi schizzano e frenano gli acquisti nuovi

L’auto rimane il protagonista indiscusso degli spostamenti italiani: ben 8 su 10 si affidano ancora alle quattro ruote per muoversi quotidianamente. Peccato che l’aumento vertiginoso dei prezzi stia trasformando il sogno di una nuova vettura in un miraggio sempre più lontano. Così, tra economiche attese e rincari insostenibili, la voglia di cambiare macchina si affievolisce drasticamente, lasciando spazio solo all’usato o a continuare a sfruttare vetture ormai prossime al pensionamento.

In particolare, dall’ultimo rapporto annuale sulla mobilità degli italiani emerge un dato significativo: dal 2020 al 2024 la preferenza per l’auto come mezzo di trasporto abituale è schizzata dal 69% al 80%. Davvero un’infarinatura da «torno indietro» nell’era del cambiamento, visto che contemporaneamente altre forme di mobilità alternativa come scooter, monopattini, veicoli in sharing e taxi sono in discesa libera. Il trasporto pubblico locale, invece, piuttosto immobile, resta stabile intorno al 48% degli utenti regolari.

Nonostante questo amore invincibile per il volante, la realtà economica urla tutt’altro: la quota di italiani che nemmeno prende in considerazione l’acquisto di un’auto nuova è balzata dal 57% al 62% in un solo anno. Una vera e propria fuga dall’auto nuova, tanto da far lievitare l’età media del parco circolante a livelli da museo. Il colpevole? Un mix letale di normative confuse e ondate di rincari che trasformano il cigolio dei motori green e delle tecnologie avanzate in pura fantascienza accessibile solo ai super ricchi.

Il dato più esplicito? Quasi due terzi degli italiani hanno modificato o rinviato l’acquisto di una vettura in attesa di un improbabile calo dei prezzi — il 32% spera in uno sconto, mentre il 33% si arrende a problemi di budget. Ecco spiegato perché il fattore prezzo rappresenta la prima leva che spinge gli acquirenti, per il 35%, a scegliere veicoli cinesi o asiatici, ormai più abbordabili, ma non per questo meno oggetto di sospetto ed esitazioni.

Nel frattempo, la forbice tra prezzi delle auto e redditi familiari si allarga in modo drammatico: dal 2013, i prezzi medi delle vetture sono schizzati del 52%, mentre il reddito nazionale cresce solo del 23%. Una disparità che rende il possesso di un’auto nuova un lusso per pochi, un bene sempre meno popolare e più elitario.

Insomma, di fronte al paradosso di un’auto indispensabile quanto proibitiva, gli italiani continuano a guidare, ma a costo zero o quasi. Un po’ come voler mangiare cibo gourmet con un portafoglio da mense aziendali. Ed ecco che l’usato, dopo anni di onorato servizio, diventa la salvezza di chiunque non voglia rinunciare totalmente a quel sacro rito quotidiano che è salire a bordo e partire… almeno fino a quando i prezzi non decideranno di tornare con i piedi per terra.

Ah, finalmente ci arrendiamo all’evidenza: la tanto “preziosa” qualità delle auto cinesi non è più un problema. Il 30% degli italiani sceglie ormai vetture provenienti dall’Oriente proprio per quella mitica qualità percepita, mentre un altro 35% si affida a motivazioni più… filosofiche, tipo “me l’ha consigliata il cugino” o “conosco il concessionario”. Chissà, magari la conoscenza diretta è diventata la nuova garanzia di affidabilità.

Quando prezzo e reddito ballano su due ritmi diversi

Un curioso dettaglio di questa “innovativa” ricerca mette a confronto il reddito medio delle famiglie italiane con il prezzo medio delle auto. Prepariamoci: dal 2013 a oggi il prezzo medio di un’auto è schizzato del 52%, passando da 19mila a ben 30mila euro. Forse un investimento, se si pensa alla Porsche che si può comprare con quella cifra? Ma aspettate, perché i redditi familiari sono cresciuti solo del 29%, da 29mila a 38mila euro. Mica male come sfasamento, eh? Fino al 2020, prezzi e redditi camminavano fianco a fianco, con aumenti simili (tra il 12 e il 14%), ma poi la grazia si è persa e il prezzo auto ha deciso di fare da solo il suo show.

Chi avrebbe mai detto che acquistare un’auto nuova sarebbe diventato un lusso per pochi? Invece, come dice il presidente di Aniasa, Alberto Viano (e non certo un economista di strada), “I crescenti costi dell’auto stanno rendendo questo bene sempre meno accessibile ad ampie fasce di consumatori”. Tradotto: più che comprare, si preferisce tenersi la vecchia macchina in cantina, in attesa di tempi migliori o di… soluzioni più a buon mercato.

Che sia l’alba di una nuova era? Forse. Nel frattempo, il noleggio si erge a salvatore della patria automobilistica, democratizzando l’accesso all’auto (anche per i privati, mica solo per i soliti furbi?). Con un semplice canone mensile, si può finalmente guidare una vettura di ultima generazione, baciata dalla tecnologia e attenta all’ambiente. E loro, i “rivoluzionari del volante”, non sono pochi: ben oltre 170.000 privati (con o senza partita IVA) hanno già ceduto all’idea di dire addio all’acquisto per abbracciare il noleggio. Socialmente rivoluzionario, davvero.

L’auto resta regina… ma a quale prezzo?

Come ci ricorda Gianluca Di Loreto, partner e responsabile italiano automotive di Bain & Company, l’auto rimane al centro della mobilità degli italiani. Wow, che scoperta. Ma attenzione: il mercato sta cambiando così tanto che forse nemmeno gli stessi addetti ai lavori riescono a starci dietro. Con i prezzi alle stelle e un’economia incerta, il risultato è semplice: non è che gli italiani abbiano perso interesse per le quattro ruote, è solo che non possono più permettersi di comprarle nuove.

Benvenuti nella nuova normalità, fatta di carrozzerie sopravvissute a più tempo del necessario, occhi puntati sul portafoglio e una sorprendente apertura verso soluzioni “alternative”, come il mercato dell’usato o il tanto osannato noleggio. Speriamo solo che qualcuno nel settore abbia notato questa nuova tendenza e si decida a mettersi a regime, con flessibilità e un pizzico di realismo, perché evidentemente non basta più vendere “auto a tutti i costi”.

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