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Quando il mare diventa miracolo economico: la pace che nessuno si aspettava

Quando il mare diventa miracolo economico: la pace che nessuno si aspettava
Il mare tra commercio e pace: l’Italia ponte di valori e dialogo in un mondo diviso

Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, ha pronunciato parole al miele e, al contempo, taglienti durante il 4° Summit nazionale economia del mare – Blue Forum tenutosi a Roma. Secondo lui, il mare non è solo un elemento naturale, ma un’economia di pace capace di costruire relazioni solide attraverso il commercio e il dialogo. Insomma, parlare di mare significa immaginare un futuro in cui si sviluppa un’economia solidale fondata sul rispetto reciproco.

A detta di Ruffini, l’Italia non è semplicemente un paese costiero, ma un autentico ponte dentro al mare, un mare che brulica di storia e cultura; e questo, grazie alla sua presunta capacità di restare fedele ai propri valori, diventa un saldo punto di riferimento in un contesto internazionale sempre più incerto e turbolento.

Il prefetto non si sottrae a una buona dose di realismo: “In un tempo di guerra dove incontrarsi sembra una missione impossibile,” sottolinea, “trovare momenti per parlarsi e pensare insieme a un futuro migliore diventa fondamentale”.

Certo, ammette candidamente, “spesso queste occasioni sfuggono, oppure si riducono a vuoti proclami senza che nulla si traduca in azione concreta”. La speranza, almeno, è che forum come questo servano a qualcosa di più che a sprecare fiato: “Che producano fatti, cioè vero dialogo, incontri e, perché no, un’economia di pace”.

Non poteva mancare il suo punto di vista sul tema dell’integrazione, campo minato di discorsi e buone intenzioni: “Bisogna lavorare duro sulla cultura, l’educazione e la memoria. Integrazione e inclusione sono due facce della stessa medaglia. Includere significa rispettare l’altro; integrare vuol dire farlo nel rispetto delle diversità, senza che nessuno cerchi di sopraffare l’altro”.

Dunque, conclude, “l’unica soluzione realistica sta nella scuola. Solo investendo su educazione e cultura potremo davvero includere e integrare”. Parole nobili, che suonano come un invito a lasciare da parte facili slogan e ad agire sul serio, anche se, si sa, il percorso sarà tutt’altro che semplice.

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