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Quando la perfezione diventa un miraggio: la catena produttiva cinese che non vuole saperne di crollare

In un mondo dove la mobilità è parola d’ordine, i costruttori cinesi non sono certo qui a fare da comparsa. Anzi, hanno messo sul piatto un bagaglio tecnologico impressionante e una catena produttiva così ottimizzata che rasentano la perfezione. Il risultato? Prodotti migliori a costi tagliati al massimo, il che ovviamente li rende imbattibili sul piano della competitività.

Lo ha spiegato senza troppi giri di parole Alessandro Grosso, country manager di BYD Italia, durante l’evento romano “Muoviamo il futuro: sicurezza, sostenibilità, condivisione”, organizzato da Aniasa. Un’occasione ghiotta per sottolineare come questa multinazionale high-tech, nata nel 1995 come una modestissima start-up, abbia cambiato passo in modo decisivo dal 1º ottobre 2024.

Grosso illustra l’impennata del colosso asiatico, ormai diventato un player significativo sia nel nostro Paese che nel resto d’Europa. “Abbiamo superato l’1% di quota di mercato in Italia e Spagna, sforando addirittura il 2% nel Regno Unito”, si vanta. Il tutto testimoniato dai numeri: oltre 3.000 ordini in Italia e Spagna, 4.000 in Germania e 5.000 nel Regno Unito. Numeri che fanno girare la testa, specialmente se si pensa che dietro c’è una struttura solida e una rete commerciale che funziona come un orologio svizzero.

Naturalmente, il country manager non perde tempo a ricordare che queste fette di mercato non arrivano per caso. Sono frutto di una strategia aziendale ben calibrata, che punta tutto sulla tecnologia, sull’innovazione e su un portafoglio di 59.000 brevetti proprio. E non è solo marketing: questo ecosistema sostenibile alimenta energia rinnovabile, immagazzina energia e offre una mobilità pulita in giro per il pianeta.

In chiusura, Grosso riassume senza troppi giri di parole il “manifesto” dell’azienda: abbassare la temperatura del pianeta di un solo grado. Missione nobile, direte. Ma forse, con questa suite tecnologica in mano, sono proprio loro a dettare legge nel futuro della mobilità sostenibile, con un passo avanti che molti europei ancora faticano a inseguire.

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