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Quando l’immaginazione supera la realtà: ecco a che punto siamo arrivati

La notizia della dipartita di Papa Francesco ha lasciato un segno indelebile nel mondo cattolico e oltre. E mentre si fa il conto dei danni, in attesa di un nuovo conclave che deciderà il futuro della Chiesa, è impossibile non pensare al film “Conclave” di Edward Berger (2024), che è diventato incredibilmente profetico. Chi avrebbe mai pensato che il cinema potesse addirittura anticipare eventi così “shock”?
Basato sul romanzo di Robert Harris del 2016, il film si è rivelato un successo senza precedenti, piazzandosi nella lista dei fenomeni cinematografici dell’anno e strappando premi ai Golden Globes, ai Bafta, ai Critics’ Choice e ben otto nomination agli Oscar, inclusa quella come miglior film. Un cast stellare con nomi come Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow e Isabella Rossellini ha contribuito a rendere il tutto molto… affascinante, con Fiennes e Rossellini candidati rispettivamente come miglior attore e miglior attrice non protagonista. Ma chi se ne frega, giusto?
Il film si apre con la morte inaspettata di un papa progressista, Papa Gregorio XVII. Un evento che, naturalmente, fa scattare il conclave. Thomas Lawrence (Fiennes), il cardinale decano, diventa il nostro eroe – o dovremmo dire “eroe tragico”? – mentre si trova intrappolato in una rete di rivalità e segreti. E come in ogni bravo thriller, quattro cardinali emergono come i principali contendenti:
Joshua Adeyemi (Lucian Msamati) è il conservatore inflessibile dal continente africano, un po’ come il cardinal Robert Sarah. Aldo Bellini (Tucci) rappresenta il progresso, un’ombra del compianto Carlo Maria Martini. Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto) è il feroce critico del modernismo, il che ci riporta a nomi attuali come Raymonde Burke. Infine, c’è Joseph Tremblay (Lithgow), un moderato con un passato torbido che nasconde un potenziale scandalo. Davvero un bel pacchetto, non trovate?
E poi, sorpresa, sorpresa: appare l’outsider, il cardinal Benitez, arcivescovo di Kabul, misteriosamente nominato in pectore dal papa defunto, il che ci ricorda quanto possa essere intrigante la vita all’interno del Vaticano.
La morte di Papa Francesco, un vero progressista, potrebbe scatenare dinamiche paragonabili a quelle illustrate nel film. In “Conclave”, guida il gioco Thomas Lawrence, un britannico, mentre nella vita reale i veri protagonisti sono Giovanni Battista Re e il cardinale camerlengo Kevin Joseph Farrell. Dentro il Collegio Cardinalizio, i conservatori tenteranno di rialzare la testa, cercando di far emergere una figura che si allinei con le visioni tradizionali. Ma come si sa, la sorpresa è dietro l’angolo: potrebbe emergere un candidato inatteso in grado di attrarre i delusi, i moderati e i riformisti. Vogliamo davvero scommettere su questo?
Robert Harris ha scritto il suo libro nel 2016, tre anni dopo l’elezione di Jose Mario Bergoglio. Anche se il romanzo non nomina Francesco, parla di Giovanni Paolo II e delle dimissioni di Benedetto XVI. Ebbene, ecco cosa ha dichiarato Harris a “Time” nel 2024:
“C’è un presunto diario di un cardinale del conclave che ha eletto Ratzinger che descrive il processo di scrutinio e un tentativo di fermarlo. C’era anche un grande cardinale liberale di Milano che, negli anni, era sempre stato uno dei favoriti per essere papa, ma arrivò solo terzo dopo il primo scrutinio. Questo è il personaggio di Stanley Tucci nel film e crea il dramma umano, l’uomo che ha aspettato tutta la vita per poi vedersela sfuggire.”
Fantastico, no? Il riferimento a Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano, è abbastanza lampante. Si dice che nel conclave del 2005 sia arrivato terzo, battuto da Ratzinger e da Bergoglio, e che nei successivi scrutinî abbia anche appoggiato il cardinale argentino per sbarazzarsi del conservatore tedesco. Il dramma e la tensione non finiscono mai!
Oggi, come specifica Francesco Clementi, il conclave è “blindato”: Francesco ha nominato 108 degli attuali 135 cardinali elettori. Il finale di “Conclave” è, ahimè, una sorpresa inverosimile. Ma le dinamiche che precedono quel colpo di scena sono assolutamente plausibili. Ma chi avrebbe mai detto che prendere decisioni in Vaticano potesse essere tanto intrigante?