Notizie
Quando l’intelligenza artificiale decide di giocare al Capitano sui nostri mari: economia o rotta verso il disastro?

L’evento di quest’anno, in coincidenza con il giubileo del mare, non celebra solo l’economia marinara, ma rilancia anche un’illusione etica e sociale su cui tutti fingono di concordare.
Giovanni Acampora, presidente di Assonautica, ha inaugurato il IV summit nazionale sull’economia del mare – Blue forum, svoltosi a Roma nel ministero delle Imprese e del Made in Italy, un luogo che dovrebbe rappresentare il fulcro delle decisioni economiche ma si trasforma più in un teatro di dichiarazioni roboanti.
Questa edizione, patrocinata dall’apostolato del mare, è partita proprio dalla sede del ministero, per poi spostarsi a Unioncamere, la nebulosa delle associazioni di categoria. Le precedenti tre edizioni si erano svolte a Gaeta, ma evidentemente l’esclusività era riservata a chi ha il potere, non al mare in sé.
Acampora ha sottolineato con la consueta enfasi come il ministero rappresenti “la casa delle imprese” e illustri il suo fervore su un tema caro al ministro Urso: il mare. Un mare declamato a parole, mentre al sud il divario con il nord continua a giocare a nascondino con la crescita.
L’evento ha visto la presentazione del 13° rapporto sull’economia del mare. Un documento, secondo il presidente, “pieno di novità” che ci prospetta anni di scelte “complicate” – parole sue – dove il nostro Paese dovrebbe recuperare il proprio blasone marinaro, ma senza mai spiegare come si affronteranno veramente le sfide.
Tra i dogmi più gettonati, c’è l’intelligenza artificiale, che ora dovrà essere applicata scrupolosamente all’economia del mare. Acampora rivendica un avanzamento rispetto agli altri paesi europei, un primato fragile da mantenere con “scelte intelligenti” e “traiettorie innovative” — concetti vaghi quanto un orizzonte di nebbia al largo.
Dal rapporto emerge che il valore aggiunto in Italia cresce, con una stima del 2024 di 178 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil, un aumento che, seppur applaudito, ci lascia dubbiosi sulla reale distribuzione di questa ricchezza.
Le aziende a operare nell’economia del mare salgono: da 228.000 a un numero superiore, anche se non viene chiarito quanto effettivamente siano competitive o innovative. L’occupazione cresce anch’essa, ma come spesso accade, si racconta più l’aumento numerico che la qualità dei posti di lavoro offerti.
Curiosamente, il tanto reclamato recupero del Mezzogiorno sulle disparità con il Nord è il fiore all’occhiello del rapporto, come se bastasse un dato statistico per cancellare decenni di oligarchie, disinvestimenti e vuoti programmi politici.