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Roma si svegli e smetta di insegnare come se fossimo ancora nel Medioevo

Un sistema formativo più smart e snello per formare nuovi autisti professionisti. Questo il grido d’allarme e la proposta concreta lanciata il 24 giugno alla Camera dai visionari di BRUM, startup che digitalizza il percorso per ottenere la patente, insieme a un variegato cartello di imprese e associazioni di categoria tra cui spiccano nomi come Flixbus, Wayla, Trasportounito e Federmobilità.

No, non è uno scherzo: serve una riforma radicale della formazione nel settore trasporti, e a sostenerlo sono proprio loro, i protagonisti sul campo. Da un lato, il bisogno disperato di autisti: ogni anno servirebbero 214mila nuovi conducenti, dall’altro la triste realtà del 2024 che segna appena 20.147 patenti C emesse. Le patenti D per il trasporto persone non fanno meglio, con meno di 6mila nuovi titolari a fronte di una richiesta di 17mila. Se già i numeri deprimono, l’età degli istruttori manda in crisi ancora di più: oltre il 70% di questi insegnanti della guida ha più di 40 anni, una voragine generazionale bella da vedere.

Come pretendere allora che il sistema non si blocchi? BRUM e company non si limitano alle lamentele, ma propongono sette mosse rivoluzionarie e semplici da capire: dall’accesso uniforme e semplificato alle professioni, alla rivisitazione dei requisiti formativi, passando per un aumento delle ore minime obbligatorie per la patente B (da 6 a 12, perché lasciar fare poco fa solo male a tutti). E poi ancora, il riconoscimento del ruolo dell’istruttore come figura chiave, incentivi e tirocini mirati, la riforma della Carta di qualificazione del conducente (CQC) e non ultima, la facilità nel riconoscimento dei titoli esteri, così tanto per aggiungere un po’ di internazionalità senza complicazioni inutili.

Luca Cozzarini, ventenne fondatore di BRUM che ha raccolto più di 4 milioni di euro in investimenti, non si nasconde dietro formalismi: “Con regole più semplici, strumenti digitali e percorsi chiari, vogliamo che sempre più giovani considerino questo settore una vera opportunità, dignitosa e ambiziosa, non una condanna.”

Nicolò Martino, responsabile autoscuola di BRUM, rincara la dose parlando delle ore pratiche richieste per prendere la patente: “Se con solo sei ore obbligatorie siamo i fanalini di coda in Europa, senza nuovi istruttori il carrozzone si ferma definitivamente.” L’allarme non potrebbe essere più chiaro, soprattutto se pensiamo che il sistema corre senza benzina e senza piloti freschi.

Va riconosciuto il sostegno di qualche politico come l’onorevole Giulia Pastorella, della IX Commissione Trasporti, che smaschera l’occasione persa della recente riforma del Codice della Strada e commenta con sarcasmo non troppo velato: “Bisogna ascoltare chi ha idee, non solo chi ripete i soliti mantra. Se vogliamo davvero rilanciare il settore, occorre aumentare il numero di patenti emesse e rendere questa professione almeno un po’ attraente per i giovani. Altrimenti il problema rimarrà, come sempre, sulla carta.”

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