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Rubati 15 mila euro di elettricità, ma l’assenza di prove lascia l’Enel con una condanna surreale

L’Enel pretendeva – con tanto di decreto ingiuntivo emesso dal tribunale – il pagamento di una fattura di quasi 15 mila euro di corrente, che sarebbe stata sottratta con un allaccio abusivo, come stabilito da accertamenti compiuti dai tecnici dell’azienda nel lontano giugno del 2014. Ma quella richiesta avanzata a D. C. (queste le iniziali del malcapitato), per il giudice della quinta sezione monocratica del tribunale civile, è sostanzialmente carta straccia: l’Enel, infatti, non avrebbe fornito prove sufficienti (neppure il contratto di fornitura) a dimostrare che quell’energia elettrica sia stata effettivamente utilizzata dall’uomo. Da qui la revoca del decreto ingiuntivo e la condanna a pagare le spese di lite (oltre 1.200 euro) inflitta invece proprio all’Enel.
Il giudice Giuseppina Notonica ha così accolto l’opposizione al decreto ingiuntivo dell’avvocato Giuseppe Geraci, che assiste D. C. e che ha dimostrato come l’accertamento compiuto nel 2014 sarebbe stato del tutto sommario – tanto che l’uomo non sarebbe stato neppure residente in quell’immobile – e anche come la quantificazione dei consumi presunti compiuti con l’allaccio abusivo sarebbe avvenuta unilateralmente e in maniera non dettagliata. Ci sono voluti anni, ma allo sato D. C. non dovrà quindi pagare la fattura da 14.914,89 euro.
Il controllo dei tecnici dell’Enel era avvenuto il 30 giugno del 2014 in una palazzina a due piani dello Zen. Era stato accertato, come riportato nel verbale, “un prelievo irregolare di energia elettrica effettuato attraverso un allaccio abusivo alla rete a mezzo ‘by-pass’ del contatore, realizzato tramite un cavo”. Inoltre, nel documento i tecnici indicavano come “utilizzatore della fornitura” proprio D. C., anche alla luce delle indicazioni della moglie dell’uomo che si trovava in quel momento nell’immobile. Nella descrizione delle manomissioni riscontrate dichiaravano poi: “Allaccio diretto alla rete Enel realizzato sul cavetto che alimenta l’utenza intestata a…” un’altra persona, nello specifico la madre di D. C.
Per il giudice però “il verbale non fornisce alcuna prova certa del soggetto indicato come utilizzatore della fornitura” e l’Enel “non ha mai prodotto documenti che probabilmente sarebbero stati determinanti ai fini del decidere, né il contratto di fornitura relativo alla specifica utenza in relazione al quale veniva chiesto il pagamento, né ulteriori elementi (certificato di residenza, testimoni) che possano far ritenere con certezza D. C. quale ‘utilizzatore di fatto’ della fornitura”. E’ dunque rimasta “l’impossibilità di collegare il codice della bolletta – si legge nella sentenza – con il soggetto persona fisica ingiunta” al pagamento dei quasi 15 mila euro e “appare inevitabile il rigetto della domanda di credito” e “il decreto ingiuntivo va pertanto revocato”.