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Settanta percento dei ristoranti si affidano a recensioni online per il loro guadagno: e noi pensiamo che non contino!

Le recensioni sui ristoranti, bar, pizzerie e pub, insomma, sono la linfa vitale per le nuove attività, o almeno così sostiene Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Confcommercio, parlando con un entusiasmo che potrebbe far rabbrividire. Rappresentando 120.000 tra ristoranti e locali vari, la sua missione è chiaramente molto seria. Cita persino un tasso di scelta dei ristoranti basato sulle recensioni pari al 70% – una cifra così alta che sembra più un aspetto da barzelletta che una statistica attendibile. Ma calma, non tutto è perduto, perché le recensioni ci sono, ma il problema è che ci hanno messo una pesante patina di falsità, e chi ci crede più?
Secondo il buon Calugi, il mercato è inquinato da un numero preoccupante di recensioni inaffidabili, trasformando il web in un vero e proprio Farwest. Ma lui non è contro le recensioni, sia chiaro! Solo quelle fasulle, sia positive che negative. Perché, si sa, non ci sono problemi più gravi al mondo. Come se il buon Calugi non si fosse accorto del 64% di siti web che non hanno nemmeno il buon senso di verificare l’autenticità delle recensioni, secondo la Commissione Europea. E si meraviglia davvero che il 66% dei consumatori si imbatta in false recensioni? Un dato sbalorditivo, considerando che la verità è un concetto sempre più raro da trovare su internet.
La famosa Tripadvisor, dal canto suo, ha denunciato che le recensioni false sono esplose dal 2,4% del 2018 all’8,6% nel 2024. Un balzo che, se fosse in ambito sportivo, ci farebbe sicuramente vincere il premio per il miglior stato di salute dei ristoranti! Ma non temete, Calugi sta combattendo una battaglia contro questo fenomeno come se fosse una nuova guerra santa – ovviamente a parole, perché la realtà è ben più complessa. Con la direttiva Omnibus e il Regolamento Digital Service Act, si sta cercando di mettere un freno a questa giungla di recensioni non verificate. Chiaramente, per non rimanere indietro, le piattaforme dovranno prendersi le proprie responsabilità e verificare l’autenticità di quanto pubblicano. Un’impresa titanica, se consideriamo quanto il mondo sia avverso alla verità!
La legge italiana si propone di muoversi sulla stessa lunghezza d’onda di questi nobili intenti europei. Si parla di obblighi di identificazione e di verifica dell’effettivo utilizzo del servizio da parte del recensore, limiti temporali per la pubblicazione delle recensioni e persino il diritto di replica. Ma veramente pensate che queste misure possano fare la differenza? Calugi è cauto, e ci mancherebbe, considerando gli “interessi in ballo”, come se il mondo delle recensioni fosse il nuovo Eldorado per affaristi. Chi potrebbe mai pensare che la trasparenza possa camminare a braccetto con il profitto?
Insomma, tra un’opinione e l’altra, Calugi e i suoi confratelli continuano a sperare che la legge italiana si faccia largo nel labirinto burocratico, sperando di ottenere un via libera senza osservazioni. Ma chi sta veramente scommettendo su questa possibilità? Le scommesse sono aperte, e con esse anche i battibecchi tra chi vuole giustizia nelle recensioni e chi preferisce mantenere il caos attuale. D’altronde, che sarebbe l’internet senza un po’ di caos e sarcasmo?