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Settore agroalimentare alla prova: focus su Asia e Africa per nuove opportunità

Settore agroalimentare alla prova: focus su Asia e Africa per nuove opportunità

L’agroalimentare è in balia di una tempesta perfetta, e non stiamo parlando di un evento climatico, ma della decisione presa dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump di imporre dazi che hanno gettato nell’incertezza le già fragili aziende siciliane. Secondo Luigi Rizzolo, presidente di Sicindustria, la situazione è drammatica: le aziende, provate da una congiuntura economica galloppante e da scelte politiche improbabili, si trovano a fronteggiare un’ulteriore sfida. Così, il settore agroalimentare, simbolo di eccellenza a livello internazionale, rischia di subire una battuta d’arresto clamorosa; il mercato statunitense, paragonato a una dolce mela, ora sembra un frutto avvelenato per l’export siciliano.

Ma dove sono le soluzioni concrete?

Le imprese hanno assolutamente bisogno di una risposta immediata; eppure, la proposta di Rizzolo di puntare su tre aree di intervento brillante come un lampione spento non convince affatto. La diversificazione dei mercati, tanto decantata, sembra più un miraggio che una strategia operativa. Ci si augura che il legame commerciale con i giovani mercati asiatici e africani possa colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, ma l’idea di trasformare un sogno in realtà commerciale richiede più di semplici dichiarazioni. La necessità di supportare le piccole e medie imprese, che compongono il 98% del tessuto produttivo, è indiscutibile; ma come si può pensare che delle mere politiche di incentivi fiscali possano sostenere quelle aziende già in crisi profonda?

L’innovazione e la digitalizzazione vengono sbandierate come salvezza, ma chi ha il coraggio di affermare che tale percorso possa realmente sembrare una strada in discesa? Le piccole e medie imprese sono già gravate da costi e burocrazia e l’idea di abbattere il peso dei costi con mezze misure fiscali suona quasi come una beffa. Dopo promesse di riforme mai realizzate, ci si aspetta che il sostegno finanziario non diventi l’ennesimo miraggio in questo deserto burocratico.

Un impegno congiunto? Solo parole al vento

E mentre tutti si affannano a sottolineare la necessità di un impegno “congiunto” tra istituzioni e aziende, ci si chiede: dove sono e quali sono gli atti concreti per affrontare queste sfide? Le parole di Rizzolo intendono mostrarci una visione a lungo termine, ma la realtà è ben diversa. Ogni giorno, le aziende ingaggiano battaglie maestose contro l’inefficienza e l’immobilismo, e il rischio è che il loro grido d’aiuto cada nel vuoto, soffocato dalle solite scuse e dalla nebulosa burocrazia.

Se questa è la ricetta per il futuro, è facile prevedere che la situazione non migliorerà. Magari basterebbe pensare di imitarne altri paesi dove le politiche agricole sostengono realmente l’export e non si limitano a parole vuote. Un pensiero amaro: se solo avessimo il coraggio di affrontare il panorama attuale con realismo e determinazione, forse le promesse si tramuterebbero in risultati. Ma finora, i risultati latitano, e per citare un vecchio proverbio: “sotto il sole nulla di nuovo”.

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