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Solo un misero quinto ha deciso di darsi da fare con il piano Transizione 5.0

Sono un po’ ambivalenti le reazioni delle aziende italiane riguardo al Piano Transizione 5.0, un’iniziativa così avveniristica da sembrare più un sogno che una realtà. Dopotutto, a un anno dall’apertura della piattaforma per richiedere gli incentivi, solo il 45% delle aziende sembra conoscere il piano. E, udite udite, solo il 21% ha già osato investire, per lo più in cifre che nel 78% dei casi non superano nemmeno i 2,5 milioni di euro. Immagino che il motivo principale della scarsa adesione sia la burocratica jungla che circonda ogni tentativo di innovazione, citata dal 73% degli intervistati. Ma hey, chi avrebbe mai pensato che la burocrazia potesse essere un ostacolo nel nostro bel Paese?

Ma nonostante questo, le aziende, con un certo scetticismo, riconoscono di buon grado i vantaggi potenziali dell’iniziativa. A quanto pare, un 59% è entusiasta all’idea di ammodernare i propri macchinari, mentre un 41% desidera un po’ di risparmio energetico, giusto per non svenarsi del tutto. Great expectations, direi, considerando che il 38% continua a tenere la porta aperta per l’adesione, ma solo fino al 31 dicembre. Sicuramente un vero e proprio marathon per vedere chi arriverà primo!

Il ruolo di Sonepar Italia

La questione è sollevata da un’indagine qualitativa condotta da Sonepar Italia, un gigante nella distribuzione di prodotti e soluzioni per il mercato elettrico. Hanno intervistato 80 aziende, che in effetti sono un campione rappresentativo del “Cosa ne pensate del piano?” Ma sì, andiamo pure a mettere in luce questa educativa percezione! I risultati sono stati presentati durante il ‘Sonepar Industry Summit’, un evento che richiamerà un migliaio di manager del mondo industriale a Bentivoglio (Bo). Ed è qui che ci si aspetta un dibattito estremamente profondo, giusto per fare quattro chiacchiere tra esperti.

Sergio Novello, presidente di Sonepar Italia, spiega che la loro organizzazione è una sorta di ponte tra le aziende fornitrici di tecnologia e le filiere dell’industry, come se questo non fosse il posto più ovvio del mondo. È quasi come dire che la comunicazione è la chiave in un panorama di opportunità che si evolve continuamente. Ma chi lo sapeva?

Davide Lombardi, direttore della business unit industry, descrive lo spirito dell’iniziativa come una sorta di epifania: “Vogliamo mettere a disposizione la nostra rete e le nostre competenze.” Molto generoso da parte loro, non c’è che dire! Certo, sarebbe quasi comico se non fosse triste che le aziende siano costrette a cercare spunti e informazioni da un summit piuttosto che riceverle in modo chiaro e diretto.

È interessante notare che solo il 45% degli intervistati si sente sufficientemente informato sul Piano Transizione 5.0. E che dire del 25% che prevede di informarsi sul tema in futuro? Un approccio decisamente proattivo, non c’è che dire! La conoscenza è un lusso, e in un modo o nell’altro, le aziende medio-grandi sembrano essere più preparate, con un 65% di esse che si professano bene informate. D’altronde, a chi non piacerebbe trovarsi con un consulente esterno per navigare in questa giungla burocratica? Il 40% ha già fatto ricorso a tali esperti, mentre un altro 20% ha in programma di affidarsi a questi guru nei prossimi mesi. Vorrei tanto sapere come ci si sente ad avere chiarimenti, come in un piccolo angolo di paradiso!

Certo, parliamo del futuro luminoso che ci attende! Ad oggi, il 59% delle persone intervistate ha ben pensato di mettere il focus sulla ristrutturazione. Perché, si sa, la cosa più interessante è sempre: “Rimettiamo in sesto quello che abbiamo lasciato andare in malora!” I secondi in classifica, a grande distanza, sono i pionieri della tecnologia, con una miseria del 41% che vogliono adottare soluzioni di automazione 4.0 per migliorare efficienza e sostenibilità. Chissà cosa penseranno i robot di questo abbandono della tradizione? E come se non bastasse, il 39% si preoccupa di monitorare e gestire l’energia. Che meraviglia! Solo il 12% si è preso la briga di considerare l’integrazione dei sistemi di intelligenza artificiale per ottimizzare i processi. Dobbiamo ricordare che non tutti sono pronti a dare in mano il timone a una macchina, no?

Passando agli investimenti, le aziende sembrano entusiaste di sostituire i macchinari antiquati, il 59% è tutto fuoco e fiamme per questo. Magari intanto potrebbero pensare di buttare via anche qualche idea obsoleta! Inoltre, l’introduzione di beni 4.0 capaci di garantire risparmio energetico attira il 41% delle aziende. La questione è: il risparmio energetico lo si può comprare al supermercato? E non dimentichiamo i nuovi sistemi per la produzione di energia rinnovabile, sempre a quota 41%! È bello sapere che il 27% e il 24% si sta dedicando rispettivamente alla digitalizzazione dei processi e alla formazione del personale sul cambio verso un futuro green. Se potessimo solo convincerli che il futuro non è una moda, ma una necessità!

Il Piano Transizione 5.0 viene descritto come un salvavita per le aziende, utilizzato dal 49% del campione per ridurre i costi. Ma quale costi, chiediamoci? Quelli per la carta da parati delle nuove sale riunioni? Sempre il 49% lo considera utile per aumentare l’efficienza operativa. Ma vai calma a creare più efficienza con una burocrazia che spaventa il 73% dei partecipanti — perché si sa, nulla è più avvincente delle pratiche burocratiche! I costi elevati, una mancanza di competenze tecniche (27%), infrastrutture inadeguate (27%), complicate integrazioni (22%) e resistenza al cambiamento (18%) rendono il tutto un vero e proprio labirinto. Del resto, chi non ama un buon rompicapo?

Ah, ma non possiamo dimenticare che solo il 21% delle aziende ha deciso di avviare progetti legati al Piano, e il 38% ha deciso che potrebbe essere un’idea non del tutto insensata. E bravo, 78% ci fa sapere che gli investimenti realizzati sono inferiori a 2,5 milioni di euro — facendo tutta una gran scena con questa scarsa spesa, giusto per non dispiacere il proprio finanziere. Solo un misero 6% investirà tra 2,5 e 10 milioni, mentre il 17% sogna in grande con oltre 50 milioni. Magari un po’ di quel budget potrebbe servire a comprare un archivio per tutte le idee geniali scartate!

Infine, giunge la rivelazione che un terzo degli intervistati (31%) trova la formazione e i workshop di approfondimento sul Piano Transizione 5.0 estremamente affascinanti. Ma chi non ama le riunioni in cui si parla di quello che avrebbero potuto fare ma non fanno? Che meraviglia, un altro 31% dubita e si dice pronto a considerare di partecipare. Ora, se solo ci fosse un workshop per insegnarci a seminare l’entusiasmo!

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