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Sostenibilità in agricoltura? MartinoRossi si lancia con esperimenti che forse cambieranno davvero qualcosa, o almeno ci provano

Agrifuture la frontiera dell’agricoltura sostenibile tra precision farming e legumi

Agrifuture, la stazione sperimentale agricola di MartinoRossi Spa, continua a farsi notare come laboratorio d’eccellenza per pratiche innovative e sostenibili, trasformando 30 ettari di terreno a Malagnino in un vero e proprio campo di gioco per il futuro dell’agricoltura. Qui si intrecciano precision farming, agricoltura rigenerativa e consociazione colturale, tutti rigorosamente testati in collaborazione con giganti italiani come il Gruppo Amadori e Galbusera. Insomma, niente chiacchiere: sotto la pelle dell’agricoltura tradizionale si nasconde un impegno concreto per modelli più resilienti, efficienti e – udite udite – rispettosi dell’ambiente.

Il fiore all’occhiello è un esperimento pensato proprio per il Gruppo Amadori, che si affida a MartinoRossi per le materie prime e gli ingredienti della sua linea di prodotti plant-based. Sotto il sole del campo di Agrifuture, si stanno coltivando idee e mais vitreo insieme a preziose leguminose, piantate secondo il cosiddetto “corridoio solare”. Non una scelta casuale: qui la consociazione fa miracoli—il mais, famelico di azoto, si fa prestare quello che trova dalle leguminose ospiti, che fissano l’azoto atmosferico al suolo grazie a batteri amichevoli del genere Rhizobium. Il risultato? Un’agricoltura che sputa fertilizzanti sintetici come fosse roba da antiquariato.

D’altra parte, anche le leguminose non sono messe lì a far compagnia: il mais le protegge dall’arsura, facendosi scudo grazie al suo sviluppo verticale e all’ombra strategica, un vero e proprio “ombrellone naturale” contro le calde giornate lombarde. Nel campo, due parcelle raccontano due storie diverse: una si affida a fagioli cannellini, l’altra a piselli gialli. Proprio quest’ultimi, scelti nel rispetto delle richieste di Amadori, sono sotto esame per capire se la selezione di varietà termoresistenti riesca davvero a far fronte al caldo più spietato, aiutata dall’ombra del mais.

Perché tutto questo sforzo? Ovviamente per mettere alla prova se questa sinergia naturale possa davvero tagliare l’uso di concimi chimici e acqua, facendoci tutti sentire un po’ più zen rispetto ai metodi agricoli super-invasivi del passato. In pratica, il progetto vuole misurare in campo reale quanto la coltivazione in consociazione possa accelerare l’arrivo di una rivoluzione verde vera, non quella da pubblicità patinata. E, se funziona, preparatevi a un’agricoltura meno insipida e più rispettosa, con un occhio a ridurre sprechi e impatti.

Nel magico mondo dell’agricoltura di precisione, dove non si lascia nulla al caso, si fa uso di tecniche di sub-irrigazione altrettanto precise e di somministrazione di bioinduttori direttamente alle radici, il tutto grazie al sistema Underdrip®. Ovviamente, perché limitarsi a innaffiare come si faceva una volta, quando si può dare acqua e nutrimenti proprio dove serve, evitando ogni spreco?

Tommaso Chiappa, direttore Consumer Marketing di Amadori, non nasconde il proprio entusiasmo per questa iniziativa:
“Abbiamo aderito con entusiasmo a questo progetto. La scelta di collaborare con MartinoRossi per fornire le proteine vegetali destinate alla nostra linea plant-based nasce dalla loro scrupolosa attenzione alla ricerca e sviluppo, alla sostenibilità e alla gestione integrata della filiera, dalla coltivazione alla raccolta e produzione. Avere una filiera 100% italiana per le proteine vegetali della gamma Veggy, lanciata da pochi mesi, è stato un tassello fondamentale per farci passare per i guru della proteina sostenibile.”

Insomma, niente di meno che la consacrazione del Gruppo Amadori come la “Protein Company Italiana” più innovativa e sostenibile. Come non fidarsi?

MartinoRossi, ormai punto di riferimento per farine, granelle e ingredienti senza glutine, allergeni e Ogm provenienti da cereali e legumi coltivati in filiera controllata, ha pensato bene di lanciarsi anche in una sperimentazione insieme a Galbusera. Il progetto? Misurare la produttività del mais bianco coltivato usando il minimo indispensabile di concimi azotati e acqua. Una rivoluzione ambientale che, manco a dirlo, parte nel bel mezzo di un campo gestito in agricoltura conservativa monitorata da Ersaf Lombardia, custode dell’organica sostanza del suolo. Che romanticismo!

La parte seminata viene bagnata – con estrema parsimonia e precisione da cerimonia – tramite il sistema Underdrip, che concede acqua e bioinduttori solo alle radici, evitando gli sprechi per evaporazione. Non solo ecologico, ma anche praticamente da premio Nobel per l’efficienza idrica.

Come se non bastasse, MartinoRossi ha sfoggiato anche un uso strategico dei droni, che lanciano biostimolanti fogliari, quei micro-organismi amici della pianta che la fanno sviluppare meglio e far fagocitare nutrienti come una star del fitness. I droni, con il loro vortice d’aria nascosto sotto le eliche, assicurano una nebulizzazione di qualità superiore. E dato che caricare questi gioielli tecnologici è come cercare di infilare un’elefante in un armadio, hanno pure dimostrato che si può usare circa il 70% in meno di soluzione per raggiungere gli stessi risultati. Risparmio, efficienza e un tocco di fantascienza agricola in un solo colpo.

Per non farsi mancare niente, MartinoRossi sta anche sperimentando microsonde iper-tecnologiche che leggono in tempo reale la temperatura e il flusso di linfa dentro la pianta stessa, per segnalare ogni situzione di stress idrico. Geniale, perché nessuno vuole vedere le proprie piante soffrire dimenticate in un angolo.

Giovanna Solito, direttore Marketing di Galbusera, non poteva non menzionare la portata “virtuosa” – parola magica del marketing – del progetto:
“Per noi questa sperimentazione dimostra come eccellenza, innovazione e sostenibilità possano andare a braccetto in un progetto che coinvolge tutta la filiera. Con MartinoRossi lavoriamo sul mais bianco, ingrediente chiave dei nostri biscotti senza glutine, cercando di ridurre fertilizzanti, uso d’acqua ed emissioni. Non siamo solo clienti, ma parte attiva di una catena che davvero fa la differenza.” Come no.

Nel frattempo, perché fermarsi a due collaborazioni? MartinoRossi tira dritto con altri studi ad Agrifuture, in sinergia con Campi d’Italia, Underdrip, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Milano, Lilas4Soild – quest’ultima particolarmente dedita al Carbon Farming – e ancora Ersaf. Non manca l’innovazione più futuristica, come lo sviluppo di un modello di Intelligenza Artificiale, grazie all’Università di Milano, che dovrebbe gestire in automatico l’irrigazione. Praticamente, lasciamo che siano i robot a decidere quanta acqua concedere alle piante, sperando che non si prendano una “sete” da protagonisti da film sci-fi.

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