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Stagflazione in America: Speriamo che Trump si ritiri in tempo per non peggiorare il disastro!

Ah, le meraviglie dell’economia! Sempre più simile a un gioco dell’oca, non è vero? Secondo Paolo Guerrieri, professore di economia internazionale alla Sciences Po di Parigi, le probabilità di recessione negli Stati Uniti sono passate da zero a una percentuale confortante – si parla di un 60-70%. Ma, ovviamente, tutto dipende dalle scelte di Trump sui dazi. Se il presidente decidesse di portare avanti la sua crociata protezionista, ecco che arriva la recessione, accompagnata da un’inflazione in ascesa. Insomma, abbiamo una bella ricetta per la famosa stagflazione americana!
Da una parte, abbiamo la linea dura di Trump; dall’altra, se decidesse di tornare sui suoi passi… bene, potremmo evitare il disastro totale. Ma, ahimè, ci sarebbero comunque c’il rischio di una crescita ridotta, da un 2,5% previsto a un più modesto 1% o 1,5%. Una scelta difficile, vero? Dopo tutto, sarebbe meglio avere un’economia un filo più sana piuttosto che affogare in recessione e inflazione!
Il nostro amico Guerrieri spera che, alla fine, si prediliga il secondo scenario, purché Trump dia un briciolo di stabilità alle sue decisioni. Ma, attenzione! Mentre l’affidabilità dell’economia americana oscilla come una pendola impazzita, la credibilità dell’Europa cresce come una torta appena sfornata. Qui, però, c’è un “ma”. L’Europa deve fare la sua parte: rafforzare il mercato interno, unificare il mercato dei capitali e, oh, chi lo avrebbe mai detto, creare un’unione bancaria.
Guerrieri sottolinea l’importanza di un’economia mondiale aperta: in parole povere, se i paesi non vogliono seguire le politiche di Trump, devono trovare un partner in Europa. Se l’Europa riesce a mettere in pratica queste idee nel prossimo futuro, forse avremo un po’ di venticello favorevole. Ma guai a lei se resta ferma e non colga questa opportunità! Svanirebbe come una bolla di sapone.
Parlando delle previsioni fatte dall’Istat per l’economia italiana nel 2025-2026, Guerrieri ha affermato che la soluzione al protezionismo americano sembra una chimera. Quindi, le esportazioni dell’Italia e degli altri paesi saranno colpite duramente, mentre il mercato interno europeo diventerà il salvagente in questo mare in tempesta. Detto in termini più semplici: l’economia italiana deve reinventarsi, perché l’unico motore rimasto è quello interno. È come dire che, se non riesci a conquistare il mondo, almeno prova a tenere in piedi il tuo frigorifero!
I dati, secondo Guerrieri, non sono poi così sorprendenti. In effetti, ciò che l’Istat ha rilevato è che gli effetti dei dazi di Trump iniziano a farsi sentire, per di più con un impatto negativo sul commercio globale. L’Italia, ovviamente, non può far nulla se non subire le conseguenze. E, indovinate un po’? Le esportazioni calano e con esse la crescita stenta a partire.
Quindi, la domanda interna inizia a diventare l’ancora di salvezza. Sì, pare che dobbiamo affidarci a ciò che avevamo trascurato: investimenti interni e consumi. Un vero colpo di genio, non trovate? Ma don’t worry! Secondo Guerrieri, la crescita della domanda interna era un obiettivo che doveva essere perseguito da tempo. Perché mai prendersi il giusto tempo per pianificare e investire? Fino a oggi, siamo stati concentrati a cercare di accarezzare il motore della domanda mondiale.
Ma torniamo alla nostra cara Italia. Le prospettive? Rallentamento del PIL allo 0,6% per quest’anno e all’0,8% per il 2026. Numeri che, secondo Guerrieri, sono addirittura più bassi di quelli previsti dal governo. Ah, chi avrebbe mai pensato che l’Italia potesse crescere meno della media europea? Sembra che la nostra navigazione verso il futuro non possa che essere un viaggio in una barca a remi.
Per finire, Guerrieri esprime preoccupazione per il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si sarebbe dovuto legare investimenti e riforme, ma, come tutti sappiamo, è un capitolo che langue, al di sotto delle aspettative. Se il legame tra investimenti e riforme non si concretizza, possiamo ben dire addio ai risultati decenti. E quindi? Finito l’effetto Pnrr nel 2026, ecco che ci ritroveremo a combattere gli stessi problemi di prima, con una misera crescita. Diciamo che, per vent’anni, la crescita italiana è stata una vera e propria barzelletta rispetto alla media europea. Ma non temete, Guerrieri è la nostra bussola, e ci ricorda che dovremmo crescere più della media, mentre le prospettive ci dicono che faremo il contrario. Ottimo, vero?