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Supermercati e fiducia: scoprire quale acqua in bottiglia non vi farà venire il mal di pancia!

L’acqua in bottiglia è sicura? Ah, la domanda che tutti si fanno mentre sorseggiano felicemente la loro acqua “purissima”. Un recente “studio” ha esaminato ben 21 marche vendute in Italia, rivelando che, sorpresa sorpresa, non è sempre un’oasi di purezza ma piuttosto un cocktail di inquinanti ambientali. L’analisi ha tirato fuori tracce del fantastico inquinante Tfa, parte dei meravigliosi Pfas, in varie bottiglie di acqua provenienti da diverse regioni italiane (e persino una dalle Alpi francesi). Risultato? Sei marchi bocciati e solo undici di qualità decente. Non male, vero?

Parliamo della classifica! La maggior parte delle acque testate conteneva Tfa. Le uniche a cavarsela senza questa contaminazione erano:

  • Blues Sant’Antonio (Eurospin) – Il miglior acquisto, l’acqua più economica della selezione. Ottimo, niente di più rassicurante che risparmiare mentre si beve inquinamento!
  • Conad Valpura – Un ottimo rapporto qualità-prezzo, perché chi non ama un buon affare mentre ignora l’avvelenamento?
  • San Benedetto Eco Green Benedicta – Qualità decente e basso impatto ambientale. Che gentile da parte loro!

D’altra parte, undici su ventuno marche si sono guadagnate un giudizio buono in base alla loro composizione chimico-fisica. Ancora meglio, è affascinante vedere come contaminanti come residui di disinfettanti e sostanze tossiche derivate dagli imballaggi passino in sordina. La completezza dell’etichetta viene applaudita, perché sappiamo tutti quanto è importante sapere esattamente quanto stiamo bevendo!

Passiamo alle notizie meno entusiasmanti. Al fondo della classifica si trovano sei acque minerali naturali, penalizzate per la loro esplosiva quantità di Tfa che supera il limite massimo di Pfas permesso dalla nuova normativa sull’acqua potabile:

  • Panna;
  • Esselunga Ulmeta;
  • Maniva;
  • Saguaro (Lidl);
  • Levissima (anche per la sua generosa presenza di arsenico).
  • Fiuggi, che ha ottenuto un brutto voto a causa dell’impatto ambientale del suo imballaggio e del surplus di arsenico. Che dire, un campione di efficienza!

E ora parliamo del Tfa. Sebbene i dati sulla sua pericolosità per la salute non siano esplosivi, si sospetta che, essendo parte della famiglia dei Pfas, possa avere effetti deplorevoli sul fegato e sulla salute riproduttiva. Ma chi se ne frega? L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) sta rivalutando la situazione alla luce di studi freschi di giornata. Nel frattempo, non esistono limiti Ue specifici per il Tfa, a parte un generico limite sui Pfas nelle acque potabili. Fantastico come punto di riferimento per giudicare la qualità delle marche in questione, vero?

Per garantire sorsi d’acqua di buona qualità sia potabile che minerale in futuro, sarebbe necessario, udite udite: vietare la produzione e l’uso dei Pfas; stabilire un limite europeo per il Tfa, aggiornato secondo le nuove evidenze scientifiche. Ma qual è il divertimento in questo? Altroconsumo si fa portavoce di queste petizioni presso i decisori in Europa e in Italia, chiedendo norme più severe e controlli efficaci. Che bello avere qualcuno che si preoccupa mentre noi brindiamo alla nostra salute!

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