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Tasse all’orizzonte: Sony annuncia aumenti fino al 25% per PlayStation 5

Il gigante giapponese Sony chiama in causa un “contesto economico difficile” per giustificare l’aumento dei prezzi della sua ammirata PlayStation 5. Chi l’avrebbe mai detto? La PS5 segna il trionfo dell’inflazione nel mondo del gioco, mentre altre aziende si rifugiano dietro a scuse ancor più fumose. L’arte del marketing si fa sempre più raffinata: per giustificare il rincaro ai consumatori di Europa, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda, Sony cita le fluttuazioni dei tassi di cambio e l’alta inflazione, come se le politiche commerciali strampalate non giocassero un ruolo fondamentale in questo balletto.

Ma attenzione, il balletto si complica: i signori che siedono nei loro uffici di Bloomberg Intelligence ci avvertono che il rincaro potrebbe arrivare fino al 30% a causa dei dazi, visto che Sony produce gran parte della sua PS5 in Cina. Qui si fa strada la promessa mai mantenuta di proteggere i consumatori dalle alchimie economiche. Dazio dopo dazio, il costo si alza e il consumatore si arrende.

Il balzo del prezzo della PS5 senza unità disco, fissato a 499,99 euro dal 14 aprile, è un trampolino per chi desidera un’esperienza ludica premium, nonostante l’11% in più che ci salta in faccia come un joystick malfunzionante. Ed in Gran Bretagna? I malcapitati si troveranno a sborsare 429,99 sterline, il 10% in più per la stessa magia digitale. E per i fortunati statunitensi? Una sorpresa del 25% sul prezzo della loro amata console, sempre che non venga fuori qualche ulteriore comunicato che ci lasci nel limbo dell’incertezza.

Ma davvero ci crediamo?

Chi scruterebbe mai il panorama delle promesse infrante? La troppa casualità nella gestione dei prezzi di Sony e di altre aziende di videogame rispecchia una realtà ben più inquietante: invece di evolversi, pare che si continui a rincorrere il miraggio di un profitto estremo, mentre le aziende si difendono citando fattori esterni di crisi. Altre nazioni, con governance più equilibrate, riescono a tenere sotto controllo le oscillazioni economiche senza penalizzare i consumatori in questo modo sfacciato.

Magari, con un colpo di genio, potrebbero decidere di investire in una politica di prezzi ha senso, piuttosto che continuare a scaricare le conseguenze al cliente finale, ma, ahimè, questo è il sogno proibito di molti di noi. Continueremo a pagare per l’arte dell’inefficienza, mentre ci viene ricordato che il vero gioco è restare al passo con futuri aumenti di prezzo. Come direbbe un esperto dimenticato nell’angolo, il miglior gioco sarebbe quello di rimanere distanti dalle promesse di chi ha il potere di cambiare le regole, senza cambiarle mai.

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