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Unicredit e Banco Bpm sotto i riflettori: Bruxelles richiede delucidazioni sul potere dorato
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Il consolidamento bancario italiano, questo eterno balletto di potere e interesse, trova un’eco imprevista in Europa. La Commissione Europea, in un atto di sorprendente attenzione, ha esigito delucidazioni dal governo italiano riguardo al potenziale uso del golden power per ostacolare alcune acquisizioni bancarie. Ma, davvero, è così sorprendente?
Un intervento a chi serve?
L’intervento della Commissione Europea è stato confermato dal portavoce Olof Gill, il quale ha risposto a un gruppo di cronisti a Bruxelles. Si parla di una lettera della DG Fisma, ma già il mero fatto che ci sia necessità di chiarimenti fa pensare a un’assurdità burocratica. Stiamo parlando di informazioni trasparenti o di un gioco di parole per mascherare la confusione? Gill ha affermato: «Possiamo confermare che la Commissione ha richiesto alle autorità italiane maggiori informazioni sulla possibile applicazione della cosiddetta legislazione sul golden power». Ma chi sta veramente tenendo le redini di questo dialogo?
Dichiarazioni fumose e mancanza di trasparenza
C’è da chiedersi: esistono alternative migliori? La legge italiana sul golden power si presenta come una misura di protezione, ma nella pratica, sembra più una pieta a due facce. Si intende proteggere l’interesse nazionale o si sta solo posticipando l’inevitabile? E se la Commissione non entra nei dettagli per “motivi di riservatezza”, ci si può davvero fidare di queste manovre?
A questo punto, la questione non è solo di economia: è un riflesso della lotta tra burocrazia e mercato. Le chiacchiere danno l’idea che si parli di controlli e equilibri, ma la realtà potrebbe essere un faro che mette in luce il ritardo di un paese nel gestire la propria economia. Un gigantesco slalom intorno agli ostacoli creati da norme che, si dice, servano a tutelare.
Abolire le contraddizioni o perpetuarle?
La Commissione Europea ha applicato il dialogo Eu Pilot, ma si tratta di un’operazione chiara o è solo un modo elegante di non affrontare le inefficienze del sistema? “Non forniamo dettagli sulle comunicazioni” – un modo astuto di dire “non preoccupatevi, le cose si sistemeranno da sole”, quando in realtà si sa che le tempistiche del cambiamento sono tragicamente lunghe.
La vera domanda da porsi è: quali potrebbero essere le soluzioni? Potremmo pensare a una trasparenza attiva, a decisioni rapide, e a una comprensione del mercato che va al di là delle logiche politiche. Insomma, un sogno impossibile per un paese dove gli unici a guadagnare sembrano essere i burocrati che si divertono a giocare con poteri dorati.
In definitiva, mentre l’Europa chiede chiarimenti, l’Italia appare come sempre in balia di una burocracia che vive di contraddizioni. Quanti altri interventi saranno necessari per giungere a un vero cambiamento? Il futuro sembra riservare più di una delusione.