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Un’onda devastante ha colpito le coste

Si parla di vino, certo, ma in realtà il 70% è dedicato a una **realità surreale** e intollerabile, dove i temi economici, dei dazi e delle incertezze dominano il palcoscenico. Nunzio Castaldo, presidente di Panebianco Wines, non può fare a meno di sottolineare l’assurdità di un salone dedicato al vino in cui i protagonisti discutono più di **macro**economia che di viti e uva.

La preoccupazione serpeggia tra i produttori, da Piemonte a Toscana e Veneto, che guardano con ansia all’oceano di problematiche sorte per i dazi imposti dagli Stati Uniti. “Uno tsunami”, lo definisce Castaldo, un **dramma** che sta mandando al “massimo**” in una spirale infinita di compromessi. La **situazione tragica** è amplificata dalle ripercussioni nei mercati, dove si perdono **migliaia** di milioni di dollari, da New York a Tokyo, come se il vino fosse diventato l’ennesimo strumento in un gioco di potere e non il prodotto di anni di duro lavoro.

Non mancano le **contraddizioni**: da un lato l’ottimismo, dall’altro l’isteria di un governo che sembra navigare a vista, senza una strategia chiara. Castaldo, con vent’anni di esperienza, sa benissimo che quei dati forniti sono poco più che **fantasia**. La gestione da parte dell’amministrazione americana, un caos in cui le etichette sbagliate sembrano più importanti della qualità effettiva dei vini. “Un punteggio totalmente squilibrato”, denuncia, frutto di decisioni prese da chi non ha idea di cosa significhi muovere le leve dell’economia.

L’aspetto più paradossale? Quell’approccio **quasi dittatoriale** da parte del governo americano, dove tutto si decide in base a contrattazioni unilaterali. Una **mancanza** di democrazia evidente nel 2025, che sorprende e sconcertano gli stessi operatori del settore.

E che dire della loro supposta programmazione? Un’illusione, dal momento che si ritrovano costretti a bloccare l’importazione desiderando solo “un po’” di lucidità dall’amministrazione. Panebianco, specifica Castaldo, ha adottato una strategia coercitiva. Con 90-100.000 dollari di dazio su quattro container, rischiano di affondare in un mare di costi. Aspettare è l’unica opzione rimasta, sperando che qualcuno “con 30 grammi di cervello in più” possa convincere l’amministrazione di Trump a ripartire in modo più vantaggioso e **sostenibile**.

E mentre la situazione si fa sempre più critica, immaginiamo un futuro dove l’ironia della storia si ripete, e dove invece di **soluzioni praticabili**, assisteremo a una girandola di feudi economici travolti dall’incapacità di riformare senza iniettare un po’ di buon senso. Realtà o sogno? La risposta rimane avvolta in una **nebbia** di concretezza illusoria.

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