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Verso il quorum, il voto diventa la nostra protesta

L’obiettivo? Raggiungere il *quorum* e far credere alla gente che l’8 e il 9 giugno potrà finalmente esercitare il suo sacrosanto diritto democratico. Ma chi stiamo prendendo in giro? Cambiare in meglio la vita di milioni di persone è un’affermazione che, alla luce dei fatti, suona più come un miraggio.

2,5 milioni di persone avrebbero il diritto alla cittadinanza, se solo riuscissimo a far passare questa farsa, e poi? Le promesse per chi è stato assunto dopo il 2015 suonano come un canto di sirene: riacquistare diritti contro il licenziamento ingiustificato? Per favore! Come se la burocrazia e i giochi di potere non avessero mai avuto il sopravvento. E che dire delle 4 milioni di persone nei piccoli imprenditori? Tutele che oggi non esistono, eppure ci raccontano storie di riforme a costo zero, come se le riforme in questo paese non avessero mai fallito miseramente.

Voto: la nuova forma di rivoluzione?

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sottolinea l’importanza del voto come un’anti-arma. Una rivolta? Davvero, questo ci viene proposto? Sembra più una strategia di marketing che una proclamazione di libertà. Lamentarsi della mancanza di tutele è facile, ma continuare a rifugiarsi nel *parlare* delle riforme senza mai attuarle è una contraddizione che fa a pugni con la realtà.

Il contrasto tra le parole e i fatti è lampante. Riforme che promettono di risolvere problemi annosi non si traducono in azioni concrete. E mentre altri paesi riescono a garantire diritti minimi e protezioni, noi continuiamo a girare in tondo, intrappolati in questo ciclo di illusioni che ci vendono come progresso.

Ciò che manca è un cambio di mentalità. Rimanere impantanati in promesse caduche, senza atteggiamenti proattivi, diventa un esercizio di pura follia. Le soluzioni? Magari potremmo seguire l’esempio di Stati che, a differenza nostra, riescono a far rispettare i diritti dei lavoratori senza dover ricorrere alla magia del voto per cambiare la realtà. Ma chissà, forse ci accontentiamo di esperimenti falliti e parole al vento.

Cosa dobbiamo aspettarci? Forse un giorno avremo il coraggio di affrontare la verità: che il vero cambiamento richiede azioni, non solo proclami aphoristico-politici. Ma fino ad allora, continuiamo a ballare intorno a questo fuoco di presunte riforme, sperando che la nostra *rivolta* sia sufficiente a scaldarci.

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