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Volvo Car riscopre le origini: il ceo è Samuelsson

Håkan Samuelsson, 74 anni, è di nuovo al timone di Volvo Cars, un fatto che sorprende il mondo automotive che si aspettava un’avanguardia tecnologica, invece si ritrova con un nostalgico ritorno al “back to basics”. Ma in che modo un uomo che ha già governato l’azienda dal 2012 al 2022 possa guidarla attraverso le turbolenze attuali è una domanda che aleggia. Il suo predecessore, Jim Rowan, scelto per lanciarsi nel futuro di digitalizzazione ed elettrificazione, è stato messo da parte così rapidamente che sembra più una scommessa fallita che un’accurata strategia aziendale.

La chiamata di Li Shufu, fondatore del gruppo cinese Geely, rappresenta l’ennesima dimostrazione di come l’industria automobilistica sia a un passo dal cadere nel ridicolo. È come se Volvo avesse deciso di ritirarsi da un campo di battaglia per riorganizzarsi in un rifugio di guerra, assoldando un “veterano” con esperienza confermata — ma a quale scopo? Ripristinare un “navigatore esperto” in un mare di incertezze globali non è la soluzione magica che si sperava potesse risolvere le sfide epocali.

Le azioni di Volvo hanno subito un crollo di quasi il 70% del loro valore dalla quotazione in Borsa nel 2021, e ciò nonostante Samuelsson nel suo primo mandato avesse fatto crescere la reputazione del marchio. Oggi, però, le previsioni sono cupe: le minacce di dazi dal Governo degli Stati Uniti si intensificano e, ironia della sorte, *l’EX90* prodotto in South Carolina deve presto affrontare le conseguenze di un mondo in conflitto commerciale. Volvo, essendo molto dipendente dall’importazione di modelli elettrici ed ibridi dall’Europa, si trova in una posizione assai vulnerabile.

E così, mentre il mondo degli affari si aspettava strategie audaci e innovative, ci si ritrova con la ristrutturazione di un vecchio piano di battaglia. Non è forse il momento di rivedere il piano di diventare totalmente elettrici entro il 2030 quando persino Rowan aveva avvertito che il 2025 sarebbe stato “un anno difficile per vendite e redditività”? Ma ecco che vengono spostati gli obiettivi e le visioni strategiche, mentre le rotte di produzione vengono ripensate – l’idea di spostare l’EX30 dalla Cina al Belgio per aggirare le barriere europee è solo un’altra mossa a corto raggio in un gioco di strategie globali che si è dimostrato sempre più confuso.

Quali sono quindi le vere soluzioni a lungo termine quando i cambiamenti vengono affrontati con misure temporanee? È una battaglia contro i venti del cambiamento che Volvo potrà vincere solo se si deciderà a tagliare finalmente il surplus di burocrazia e creare piani realistici, piuttosto che inseguire chimere. Forse un’idea sarebbe sfruttare questo ritorno alle origini per costruire una vera innovazione piuttosto che ritornare a soluzioni obsolescenti. La vera sfida non è nel cambio di capo ma nella capacità di inventare un futuro in cui il marchio non dovrà rincorrere i cambiamenti, ma anticiparli. Ma chissà, forse è solo un’utopia in un’era di promesse ridotte e fatti assenti.

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