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Borse europee salgono mentre tutti trattengono il fiato per il voto di fiducia in Francia e l’oro festeggia un altro record come se niente fosse

Dopo una settimana di irresistibili perdite, con Milano che ha alleggerito il suo portafoglio cedendo un generoso 2%, focalizzata come sempre sulle melodrammatiche vicende di Mps e Mediobanca (l’ultimo atto delle adesioni proprio oggi), le Borse europee tentano una timida ripresa, ispirandosi alla performance superlativa dell’Asia. Il Nikkei 225 di Tokyo si avvicina addirittura ai record assoluti di agosto, grazie a un Pil nipponico in seconda tranche che si è rivelato sorprendentemente più robusto delle previsioni iniziali, scatenando dunque i festeggiamenti degli ottimisti.

Così, il FTSE MIB di Milano e il CAC 40 di Parigi galoppano nella speranza di addomesticare i mercati, mentre si preparano al voto di fiducia sulla legge di Bilancio che deciderà il destino del Governo Bayrou, ormai agli sgoccioli (ma si sapeva). Anche il DAX 40 di Francoforte sorride, giustificato dall’inattesa crescita industriale tedesca a luglio che ha fatto il botto con un +1,3% rispetto alle aspettative previste del più modesto +1%. Non sono da meno le performance di Madrid (IBEX 35), Londra (FT-SE 100) e Amsterdam (AEX), tutti saliti sul carro dei rialzi.

Nel frattempo, le inossidabili tensioni geopolitiche continuano a imperversare su due fronti ben noti: quello ucraino e quello mediorientale. Ma gli investitori, disciplinati come sempre, restano incantati a fissare i dati delle banche centrali. Gli ultimi numeri, un sorriso disarmante sull’occupazione americana comunicato venerdì, hanno alimentato la leggenda metropolitana secondo cui la Federal Reserve potrebbe finalmente tagliare i tassi di almeno 25 punti base nella riunione del 16-17 settembre. Per contro, la BCE è attesa a un più prevedibile nulla di fatto l’11 settembre, ché tanto è agosto anche da quelle parti.

Oro in orbita, petrolio al rialzo e gas che non vuole restare indietro

Non poteva mancare il break dei record per l’oro, che con il contratto spot si spinge con nonchalance oltre i 3.600 dollari l’oncia, segnando un brillante +0,5%. Il futuro di dicembre, invece, si ritrae timidamente, come se volesse rimandare la festa a un secondo momento, scendendo quasi impercettibilmente a 3.648 dollari, ormai seduto su un -0,1% che sembra un lieve sbadiglio.

Il petrolio non è da meno: l’umore almeno del weekend è stato influenzato dalla mossa di Opec+, che ha deciso di aumentare la produzione di greggio – e qui viene il bello – non per fare favori a nessuno, ma per cercare di conquistare, senza vergogna, una fetta più consistente del cazzo… ops, del mercato petrolifero. Quindi abbiamo +1,81% per il WTI a 62,99 dollari al barile e +1,7% per il Brent a 66,67 dollari. Nel frattempo, il gas naturale, il caro megawattora ad Amsterdam, non si lascia certo sopraffare e vola dell’1,22% a 32,36 euro per i future di ottobre.

Per non farci mancare nulla, sul fronte valutario l’euro si mantiene al di sopra della soglia degli 1,17 sul dollaro con un brillante 1,1722 (salito da 1,1714 di venerdì), mentre l’euro/yen si spinge ben oltre, a quota 173,434 (da 172,741), e il dollaro/yen non è da meno, seduto a 147,967 (da 147,394). Insomma, un balletto di numeri che mette allegria o forse no, a seconda del bicchiere da cui si preferisce guardare questa piccola commedia finanziaria internazionale.

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