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Calenda propone il kit da spiaggia per il Ponte sullo Stretto così non combina guai

Il ponte dei sospiri (e dei cantieri mai iniziati)
Carlo Calenda torna a colpire — e stavolta lo fa armato di sarcasmo e buonsenso. Il bersaglio? Il Ponte sullo Stretto, quella leggenda infrastrutturale che da decenni rimbalza tra governi come un frisbee con l’etichetta “prossimamente”. Ma oggi, secondo il leader di Azione, non siamo nemmeno alla fase del plastico: siamo all’asilo nido.
Simboli, non cemento
Per Calenda, il progetto è poco più di una gigantesca fantasia ingegneristica: “Salvini ha sempre bisogno di simboli, come chi si mette il mantello da supereroe per sentirsi importante. Però 13 miliardi e mezzo per il suo ego sono un po’ tantini”. E in effetti, con quella cifra si potrebbero sistemare strade, scuole, ospedali, ferrovie… o almeno comprare delle rotatorie che non finiscono nel nulla.
Invece della talpa, la paletta
La proposta ironica del giorno? “Dategli paletta e secchiello, così costruisce il suo ponte in spiaggia e siamo tutti più sereni”. Immaginare Salvini in bermuda a scavare tra i bagnanti è un’immagine che meriterebbe un murales. Calenda, intanto, suggerisce di usare i fondi per cose un filo più urgenti, tipo evitare che i treni regionali si rompano al primo sbadiglio.
Il vero ponte? Quello tra il dire e il fare
Scherzi a parte, il Ponte sullo Stretto continua a dividere l’Italia più di un derby calcistico: c’è chi lo sogna come simbolo di modernità e chi lo vede come una voragine finanziaria. Calenda, dal canto suo, sembra pensarla così: “Non è un ponte, è un buco con la segnaletica”.