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Cida, ecco di nuovo Stefano Cuzzilla al timone: che sorpresa!

Questa mattina abbiamo assistito a un evento che sicuramente rimarrà impresso nella storia della politica italiana: le elezioni per le cariche direttive di Cida, la gloriosa Confederazione italiana dei dirigenti ed alte professionalità. E per l’occasione, come un premio Oscar, è stato riconfermato presidente il mitico Stefano Cuzzilla, affiancato da un entourage di vicepresidenti che potrebbe sembrare il cast di un film di successo: Guido Quici, Marco Ballaré e Antonello Giannelli.

Naturalmente, Guido Quici non ha potuto resistere a commentare l’importanza di Cida sulla scena politica, affermando: “In questi anni Cida ha acquisito una rilevanza importante sul piano politico, che ci consente di essere presenti a tutti i tavoli istituzionali.” E chi non vorrebbe essere presente su tutti quei tavoli? È come una cena esclusiva ai migliori ristoranti, ma con meno cibo e più bla bla.

Ma non finisce qui! Cida ha riunito tanto di buono, mettendo insieme 10 federazioni che, a quanto pare, rappresentano circa 1 milione di dirigenti. Davvero un bel colpo! “Siamo diventati un punto di riferimento fondamentale per la dirigenza pubblica e privata,” ha aggiunto Quici, come se non fosse già chiaro che l’unico pilastro della dirigenza fosse lui e i suoi accoliti. Parliamo di una rappresentanza unitaria che copre settori così variabili da far girare la testa: dall’industriale al terziario, dalla sanità ai super specializzati della Banca d’Italia e della Consob.

Non poteva mancare la frase ad effetto finale, un vero e proprio colpo di scena, in cui Quici ha affermato: “Ora dovremo continuare a lavorare per rafforzare il ceto medio, il pilastro che sostiene l’Italia, ingiustamente ignorato dalle politiche degli ultimi anni.” Ah, il ceto medio, quel mistero che tutti conoscono ma pochi riescono a vedere davvero. Salvare il ceto medio è come cercare di salvare un dodo: un’impresa impossibile che nessuno sa come affrontare, ma ci si prova lo stesso! Magari con qualche proposta che faccia gola ai dirigenti al tavolo delle trattative.

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