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Il ponte che sognava l’esercito e invece ha incrociato un ambasciatore con la mania della matita rossa

Strategia europea o supercazzola intercontinentale?
Il famigerato Ponte sullo Strettoambasciatore degli Stati Uniti ha gentilmente declinato l’invito a considerarlo un’infrastruttura militare strategica per la Nato con un elegantissimo “no grazie”, spunta Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, con la solita favola geopolitica da libro Cuore degli anni ’90.
Il ponte “dual use”: tra difesa e difesa dalle critiche
Fino a ieri, il ponte aveva la duttilità di un Transformer: civile ma pure militare, se proprio serviva. Ora, secondo Ciucci, rimane fondamentale per la difesa nazionale, nonostante gli americani se ne stiano tranquillamente sulle loro comodissime poltrone. La sua perla di saggezza? “Militare o non militare, non è questo il nocciolo della questione: l’importante è che il ponte rientri in un piano europeo ben più vasto. E a proposito di soldi, tranquilli, quelli li abbiamo già.”
Spoiler: continuare a dipingere l’opera come protagonista di un piano globale, anche senza il benestare della Nato, è come dichiarare “competenza internazionale” solo perché si è fatto un salto a Brighton per le vacanze studio.
La Sicilia è centrale. Anzi, centrallissima. Cioè, il cuore pulsante della galassia.
Durante l’intervista, Ciucci ci fa sentire speciali spiegandoci che la macroregione calabro-siciliana è il “fulcro strategico” del Mediterraneo. Come se fosse uno snodo di Bologna versione globale, ma con basi Nato, crocevia tra continenti e, ciliegina sulla torta, collegamenti ferroviari da sogno. Peccato che, guardando i binari arrugginiti e le stazioni dimenticate, la realtà suggerisca che forse sarebbe stato meglio puntare tutto sulle navi.
Bruxelles ci crede. O forse no. O forse sì, ma con i soldi per altro
Con entusiasmo da venditore porta a porta, Ciucci svela che l’Unione Europea ha stanziato fior di miliardi per la mobilità militare attraverso il programma Connecting Europe Facility. Peccato che da nessuna parte si dica che quei soldi finiranno magicamente sotto il ponte. È un po’ come dire: “Il ristorante è aperto, ma non abbiamo prenotato, vediamo se ci danno un tavolo.”
Cantiere pronto (forse), esplosioni in arrivo (ma controllate)
Dopo l’illustre benedizione del Cipess, si parte con i lavori. O meglio con i pre-pre-pre-lavori: bonifica dagli ordigni bellici, indagini archeologiche che faranno tremare chiunque ami un po’ di storia, analisi geognostiche e il montaggio del campo base. Insomma, sembra più l’inizio di un reality show intitolato “Survivor – Edizione Stretto di Messina“, dove il premio è una dose infinita di polvere e aspettative deluse.
Ambiente? Abbiamo il Piano. E anche l’alibi.
Se vi preoccupate per l’ecosistema, tranquilli: esiste un Piano di monitoraggio ambientale. Il colpo di scena? L’impatto verrà “minimizzato”, parola magica che fa sembrare tutto un brivido passeggero. Peccato che non sia chiaro se quel “minimizzato” sia da intendersi anche per i cetacei, le correnti marine e gli habitat unici al mondo che andranno probabilmente a farsi benedire in nome del progresso. Ma figurati, un po’ di “minimizzazione” e siamo a posto.